Autore Topic: apriamo un dibattito pubblico sul sistema bancario italiano  (Letto 6738 volte)

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Alessandro Coluzzi

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Re:apriamo un dibattito pubblico sul sistema bancario italiano
« Risposta #15 il: Agosto 21, 2017, 07:51:56 pm »
Si è sviluppato un bel "dia-logos" e le idee stanno emergendo. Mi permetto di riassumerle, almeno per come le vedo io.

1) Va creata una MONETA (ossia una "unità di misura del valore") libera dal debito e sovrana del popolo; ossia, non creata dal sistema bancario privato, ma dallo Stato o da una Banca Centrale veramente PUBBLICA.

2) La società umana si deve fondare sul LAVORO (quel che dice l'art.1 della nostra Costituzione), che significa anche riconoscimento del MERITO, quale differenza nei risultati lavorativi tra i vari esseri umani: è la seconda faccia della medaglia della LIBERTA' (che vuol dire anche impegnarsi liberamente di più o di meno nel lavoro a seconda dei propri obiettivi di vita).
Tuttavia se, pur attuato il punto 1 e tutte le migliori norme antitrust ed altro, ad un certo punto non esistesse possibilità di svolgere attività utile (ossia, lavoro), nè nel settore privato e nè in quello pubblico (dando per scontato che, prima o poi con una popolazione tendente ad una quantità stabile e non più in crescita, finirà le necessità di costruire strade, aereoporti e cementificazioni varie e la robotica sostituirà molti lavoratori), o comunque il lavoro esistente non fosse sufficiente per dare un retribuzione lavorativa a TUTTI, allora andrà ampliato un reddito-pensione sociale LIMITE MINIMO (ripeto, condizionato alla scarsità al momento del lavoro), come attuazione del principio di SOLIDARIETA' (di pari importanza di quello del MERITO).

3) Un equo sistema fiscale è l'UNICO modo non violento di ripristinare le disuguaglianze sociali tra le persone (il famoso 0,1% dei ricchi e 99,9% dei medio-poveri), senza cadere in visioni di esproprio o illiberali.
L'economista Kuznets aveva ideato una curva con riduzione delle disuguaglianze, che può funzionare SOLO SE funziona la progressività VERA sulle imposte  https://it.wikipedia.org/wiki/Curva_di_Kuznets (si legga bene ultima riga: solo la tassazione porta redistribuzione)
In sostanza vanno esentate le imposte per i redditi bassi e medi (ossia aliquota 0%, visto che dobbiamo redistribuire) sino ad un livello abbastanza alto in cui scatti aliquota 100% (ossia un LIMITE MASSIMO).
Tale limite massimo serve sia sotto il profilo economico (perchè l'eccesso di ricchezza non utilizzata per vivere, viene inevitabilmente utilizzata per influenzare gli altri: lobby, potere ecc) sia per motivi ambientali.

E' uscito un recente libro che ripensa l'economia "buona" come una CIAMBELLA, con un limite minimo ed uno massimo (come detto sopra):
http://www.repubblica.it/economia/2017/08/16/news/ripensare_l_economia_stop_al_mantra_della_crescita_ecco_perche_una_ciambella_ci_salvera_-173018814/     
E' interessante vedere la figura riportata nell'articolo, in cui sono evidenti i DUE LIMITI indicati come "base sociale" sotto il quale vi è "carenza" ed un limite massimo come "tetto ambientale" (ma lo stesso vale come "tetto di ricchezza") sopra il quale vi è "eccesso".
Vanno ideate e scritte delle leggi per raggiungere questo obiettivo finale.

L'economia al momento è l'unica "scienza" che ha DUE leggi base invece di UNA.... e ciò è chiaramente un errore:
nella microeconomia è applicata la legge dell'egoismo (per migliorare i risultati del lavoratore o dell'azienda) ossia il BENE SINGOLO, mentre a livello macroeconomico generale va applicato l'equilibrio tra le varie parti, ossia il BENE COMUNE.
L'unico modo per rendere compatibili i due principi è porre un limite MASSIMO al "bene del singolo" (microeconomia) che lo renda compatibile col bene comune (macroeconomia).
Per curiosità l'elettromagnetismo vale sia a livello di atomi che di galassie. Idem la gravità ed ogni altra legge naturale "generale".

massimofranceschini

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Re:apriamo un dibattito pubblico sul sistema bancario italiano
« Risposta #16 il: Agosto 22, 2017, 01:06:38 pm »
OK fino al punto due, che però rende, secondo me, contraddittorio il punto tre.
Se attuati i primi due punti le "disuguaglianze sociali" non esisterebbero, rimarrebbero solo "disuguaglianze" determinate dalle naturali diversità fra esseri umani dovute a personalità, attitudini, abilità, punti di vista, ecc.
E' ovvio che una società basata sui Diritti Umani debba necessariamente sostenere in modo degno chi per qualsiasi ragione non possa lavorare, cioè avere un'attività che gli permetta di esprimere il suo talento ed allo stesso tempo contribuire alla collettività.
Ciò può essere fatto con una moneta pubblica, come da punto 1.
La tassazione dovrebbe essere un sistema, leva fiscale, con cui la comunità (stato) tiene sotto controllo certi parametri tipo l'inflazione, e con cui favorisce/penalizza comportamenti positivi-creativi/negativi-distruttivi verso il bene e la salute comuni.
Se chiediamo al sistema fiscale di "ripristinare le disuguaglianze sociali tra le persone" che date le premesse e l'attuazione degli altri punti non dovrebbero più esistere, facciamo rientrare, secondo me, una concezione ideologica ed una prassi penalizzante per chi produce e lavora.
Ecco perché vedo con favore una "leva fiscale" come prima descritta, quindi variabile a seconda delle congiunture e delle necessità sociali, non monetarie, ma non variabile nell'aliquota che, secondo me dovrebbe essere unica per tutti.
Il criterio di proporzionalità non implica necessariamente un fisco com'è oggi: se si tassano solo i redditi che eccedano una quota da stabilire che permetta ad un individuo, ad una famiglia e ad un'impresa di vivere e produrre degnamente, ecco che abbiamo già un criterio proporzionale ma non troppo penalizzante per chi più produce onestamente.
Riguardo le ultime considerazioni non mi appartiene l'applicare all'uomo le stesse leggi della materia, se non per la sua parte biologica.
Penso comunque che una filosofia socio-politica positiva e creativa debba necessariamente sottolineare che le necessità e i diritti dell'individuo non sono in contrasto con quelli della comunità cui appartiene, ma che anzi si integrano e potenziano vicendevolmente.
Qualsiasi concezione che propagandi idee contrarie, che si limiti a sottolineare le ingiustizie e proponga di risolverle dall'alto con la forza, la legge o la lotta "di classe" o con concezioni che prevedano una fondamentale contrapposizione fra esseri umani è pericolosa.
Gli esiti delle ideologie del 900 stanno lì a dimostrarlo.       

Alessandro Coluzzi

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Re:apriamo un dibattito pubblico sul sistema bancario italiano
« Risposta #17 il: Agosto 27, 2017, 01:43:02 pm »
Vorrei fare alcune precisazioni per spiegare perchè non vedo contraddizioni tra il punto 1 e 2 (su cui c'è OK) ed il punto 3.


Parto con qualche esempio sull'esistenza in natura di DUE limiti (minimo, ma ANCHE MASSIMO).

Quando vengono eseguite analisi del sangue, alla fine ci viene consegnato un risultato con i valori numerici PROPRI dei vari fenomeni analizzati e con a fianco i parametri BASE CORRETTI che sono indicati con due numeri, un minimo ed un massimo. Generalmente, se il valore PROPRIO è all'interno della fascia tra minimo e massimo del parametro BASE tutto è Ok, se fosse sotto il minimo, ma anche SOPRA IL MASSIMO, c'è qualche problema.
Similmente mangiare è una cosa buona. Infatti, se non si mangia (quindi sotto il limite minimo) si muore di fame ma, parimenti, si muore anche di indigestione o di estrema obesità se si mangia troppo (quindi, sopra il limite massimo).
Idem per le cellule che diventano tumorali quando continuano ad ingrossarsi a spese delle cellule vicine.
Anche l'acqua è generalmente utile alla vita nella fascia intermedia di temperatura tra 1 e 99 gradi in cui è liquida.
Sotto tale livello, alla stato solido porta alla morte del corpo umano (assideramento, con cristallizzazione delle molecole di acqua), ma anche sopra i 100 evapora e non l'abbiamo più a disposizione (disidratazione).
Il problema dei DUE LIMITI merita, dunque, almeno attenzione e riflessione considerati i tanti casi in cui sono applicati.


Ora una riflessione su LAVORO e MONETA e poi arrivo alla conclusione.

Ciò che è veramente necessario per vivere è il LAVORO e non la MONETA.
Basti pensare che se si sbarca da solo su un'isola deserta, pur avendo carta di credito con c/c positivo o banconote in abbondanza si muore di fame se non si decide di lavorare da solo per procurarsi il cibo. Dunque, la MONETA serve solo in una società umana dove ci sia ALMENO un'altra persona disponibile a svolgere un lavoro in nostro favore in cambio di tale unità di misura del valore del LAVORO.

Il problema di base da risolvere nella società umana è che chi svolge LAVORO OGGI in favore altrui (producendo o scambiando beni e servizi) potrebbe volere in cambio da altre persone beni o servizi (ossia utilizzare il LAVORO altrui) non oggi, ma in un TEMPO FUTURO.

Dunque, la MONETA è soltanto l'unità di misura del valore del LAVORO di OGGI, affinché chi lo svolge possa ricevere in cambio frutti (beni o servizi) del lavoro altrui in FUTURO.
In altre parole, la moneta serve soltanto a SPOSTARE NEL TEMPO IL VALORE del proprio LAVORO rispetto all'utilizzo di lavoro altrui.
In particolare, Il RISPARMIO di una certa persona corrisponde al valore del proprio lavoro IN PIU'  svolto (redditi) rispetto a quello altrui già utilizzato (consumi). Viceversa, il DEBITO corrisponde al valore IN MENO tra quello svolto e quello altrui già utilizzato.
La soluzione ideale dovrebbe essere quella dell'equilibrio, l'unica simmetrica tra Tutti gli esseri umani.

A questo punto la domanda è: ESISTE (si o no?) un limite minimo ed un limite massimo dei beni e servizi che ciascun essere umano ha diritto di avere a propria disposizione (anche in relazione ai pari diritti-doveri altrui ed a limiti di spazio ed ambientali del pianeta Terra), facendo lavorare gli altri esseri umani in proprio favore?
Generalmente si ritiene che esista un limite etico MINIMO di dignità (o di bisogno di vita). Da qui pensioni sociali, reddito base ecc.

Ritengo debba esistere, allo stesso modo, anche un limite MASSIMO corrispondente al valore di tutti beni e servizi che quella certa persona possa consumare al massimo in futuro (ossia possa utilizzare LAVORO altrui).
Ad esempio, ipotizzando un consumo minimo mensile di euro 1000,00 netti a persona, si potrebbe ipotizzare un consumo massimo di euro 100.000,00  netti al mese A PERSONA. Essi corrispondono a euro 1,2 milioni a persona annui e in 120 anni (età massima di esseri umani rilevata sul pianeta Terra) corrispondono al massimo di euro 144 milioni di euro nell'arco della intera vita.
Oltre sarebbero certamente IN ECCESSO e potrebbero essere utilizzati per fini negativi per gli altri esseri umani.
Se così non fosse, vuol dire che ammettiamo come possibile che, per ipotesi, una sola persona (o un piccolo gruppo) acquisti legittimamente con i propri risparmi (chiaramente IN ECCESSO rispetto a quelli che gli servirebbero per vivere, anche molto bene e differenziandosi notevolmente dagli altri) TUTTE le terre agricole del pianeta Terra e poi decida liberamente e lecitamente (dal suo punto di vista) di coltivare solo il cibo necessario al piccolo gruppo proprietario (e magari ai pochi operai poveri che gli servirebbero per tale lavoro), facendo morire di fame tutti gli altri, impedendo loro la coltivazione sui terreni.

Porre un limite personale a 144 milioni non crea nessun limite alla voglia di lavorare di utilizzare al meglio il proprio talento.
Semplicemente, raggiunto il limite si continuerà tranquillamente a poter lavorare, donando agli altri il valore del proprio lavoro.
Il limite massimo è, dunque (secondo me, almeno), una esigenza etica e non un atto di forza o di "lotta di classe".
 

massimofranceschini

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Re:apriamo un dibattito pubblico sul sistema bancario italiano
« Risposta #18 il: Agosto 28, 2017, 04:16:25 pm »
Capisco il ragionamento ma mi sembra un'"esigenza etica" inutile, se riusciamo a far sì che esistano regole che impediscano sfruttamento, lavoro sottopagato, trust, monopoli, ecc. ecc. ecc.
Nell'esempio che fai sembra proprio che non esistano regole e che un individuo, o corporation, possano fare ciò che vogliono economicamente e socialmente, ma il nostro discorso si basa sull'assunto che tali regole esistano e siano auspicabili.
Quindi non vedo la necessità del limite massimo, misura che inoltre corre il pericolo ideologico, si presta cioè ad "acchiappare" consensi da un'area ben precisa, la stessa area che demonizza il lavoro e chi lo crea. 

Alessandro Coluzzi

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Re:apriamo un dibattito pubblico sul sistema bancario italiano
« Risposta #19 il: Agosto 29, 2017, 10:03:52 am »
Oggi sulla carta esistono regole antitrust, a favore della concorrenza ecc. Ti sembrano che vengano veramente rispettate?

Il 90% degli esseri umani che ha un computer utilizza software Microsoft il residuo 10% Apple.
Il 90% degli esseri umani usa come motore di ricerca Google il residuo forse Yahoo.
Solo in Cina c'è un limite (ma per motivi politici) a questi due sostanziali monopolisti mondiali.
Idem per trasmissioni di comunicazioni per gruppo Facebook-whattapp.
Nella produzione di aerei a medio-lungo raggio esistono nel mondo solo due produttori: Boeing ed Airbus.
Qualunque settore industriale sta andando INEVITABILMENTE verso l'accentramento (per ottimizzare costi e poter, alla lunga dopo il raggiungimento dell'oligopolio, se non del monopolio, aumentare i prezzi-ricavi e stabilizzare-aumentare così gli utili).
E' l'economia e la legge del "profitto del singolo" che porta a ciò, INEVITABILMENTE (chi non lo fa viene comprato o escluso dal mercato)

Il limite massimo non aiuta le classi estremamente povere o chi "demonizza il lavoro e chi lo crea", ma anzi aiuta chi lavora ed in genere la classe media (sia medio-bassa che medio-ALTA), che non pagherebbe imposte e potrebbe così (lavorando ma pagando meno tasse) elevarsi più velocemente, diminunendo così le disuguaglianze. Chi non lavora non ha mai ricevuto nessun vantaggio dagli sconti fiscali.
Il problema è incentivare il LAVORO ed i lavoratori, ma anche disincentivare i parassiti che sono sia in basso, ma anche nella fascia ESTREMAMENTE alta (di chi vive, di fatto, esclusivamente di rendita).

Per farla breve.
Se il problema italiano ed in parte mondiale è che "manca la domanda" (ossia scarseggia la moneta nelle classi basse e medie e chi la ha comunque non la spende avendo paura di un domani ancora peggiore) ci sono due soluzioni:
1) stampi moneta gratuita e la dai a chi non la ha per spenderla (ma sul lungo tempo disincentiva il lavoro) o
2) la togli solo da chi ne ha troppa, ossia la classe altissima, con risparmi personali oltre 144milioni nell'esempio fatto, e la ridistribuisci (questo provvedimento può essere stabile e non disincentiva il lavoro anzi lo stimola: disincentiva solo l'accumulo eccessivo di risparmio e questo è un bene ai fini della riduzione delle disuguaglianze). NON toglie nulla ai ricchissimi, gli dice solo: "scegli tu... o li spendi, o li doni a chi vuoi tu e li rimetti così in circolo.... oppure li paghi in imposte e li rimette in circolo lo Stato."


Alessandro Coluzzi

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Re:apriamo un dibattito pubblico sul sistema bancario italiano
« Risposta #20 il: Agosto 29, 2017, 10:16:50 am »
nel post precedente (ed in questo) c'è un allegato che mostra le tre fasce in forma ORIZZONTALE sul piano.
La fascia corretta in cui vivere è quella mediana gialla. Bisogna essere elevati da quella verde e non entrare in quella rossa.

Lo stesso meccanismo è indicato nel libro "L'economia della ciambella" , sebbene disegnato in forma CIRCOLARE sul piano http://www.repubblica.it/economia/2017/08/16/news/ripensare_l_economia_stop_al_mantra_della_crescita_ecco_perche_una_ciambella_ci_salvera_-173018814/
Anche qui bisogna vivere nella fascia centrale (grigio scuro, tra le due linee nere) senza andare in quella inferiore (cerchio al centro, freccia "carenza") nè in quella superiore in cui si arrecano danni (freccia "eccesso").

Dicono la stessa cosa in forme grafiche diverse.
Nel disegno colorato orizzontale si evidenziano prevalentemente ragioni economiche-sociali, nel disegno in basso circolare ragioni economiche-ambientali, ma l'UNICA soluzione va bene per tutti gli aspetti.


massimofranceschini

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Re:apriamo un dibattito pubblico sul sistema bancario italiano
« Risposta #21 il: Agosto 31, 2017, 11:02:21 am »
Che oggi le cose non funzionino è chiaro, che le regole che ci sono siano disattese, insufficienti e spesso ingiuste idem...tutto ciò però non mi convince della giustezza di porre limiti massimi arbitrari, non li ritengo necessari per implementare misure di giustizia e trasparenza nell'economia e nel mondo del lavoro.