Autore Topic: COME E PERCHÈ AGGIORNARE ED ATTUARE LA COSTITUZIONE  (Letto 1360 volte)

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massimofranceschini

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COME E PERCHÈ AGGIORNARE ED ATTUARE LA COSTITUZIONE
« il: Giugno 01, 2017, 03:59:59 pm »
Occorre chiarezza di intenti e prospettive per dare una svolta alla politica italiana

Come cerco di spiegare nel mio libro (https://www.amazon.it/LINEE-GUIDA-LATTUAZIONE-DIRITTI-UMANI-ebook/dp/B01LWSJHD6/ref=sr_1_1?s=books&ie=UTF8&qid=1478253619&sr=1-1&keywords=franceschini+massimo), una vera alternativa alla politica mainstream schiava del “sistema lobbistico mondialista”, passa per la costruzione di una movimento politico e culturale del tutto nuovo che abbandoni ogni riferimento ideologico passato per concentrarsi su quelli che ritengo essere i minimi comun denominatori più forti ed “ecumenici”, rappresentati dai trenta Diritti Umani e dalle costituzioni nazionali che meglio li incarnano.

Credo che solo l’etica dei Diritti Umani, finalmente da attuare, possa far convergere le persone migliori e di buona volontà di qualsiasi provenienza politica, culturale e sociale, laici e non.

Riguardo ai Diritti Umani ricordo per l’ennesima volta che sono 30, che non sono solo quelli “fondamentali” a cui fanno riferimento, quando fa loro comodo, la politica e la diplomazia dominanti.
I Diritti dell’Uomo parlano anche di lavoro, di dignità individuale e nazionale, di pace e di una civiltà in piena cooperazione, non di esportare la democrazia con le guerre, di competitività o di “globalizzazione”. 

Riguardo alla Costituzione italiana credo sia doveroso compiere un serio, anche se rispettoso, lavoro di aggiornamento/revisione ma, prima ancora, di interpretazione.

Aggiornamento: non certo a guisa di chi vuol farne una carta che intralci sempre meno il liberismo sfrenato della politica e della finanza mondialiste, come si è rischiato con l’ultimo referendum.

Revisione: per farla meglio aderire ad una interpretazione più coerente ed ai Diritti Universali.

Interpretazione: nel senso di non operarne richiami “sbilanciati” che ne compromettano l’equilibrio di valori e fini, controproducenti per il ruolo sociale e giuridico che la Costituzione stessa dovrebbe avere.

Cerchiamo di vedere in concreto punto per punto, partendo da una minima analisi del presente.

Il dopoguerra ha visto una spartizione del mondo fra le potenze uscite vincenti e l’Italia è tuttora soggetta a vari tipi di trattati, accordi militari e di altro tipo, anche segreti, che ne compromettono la piena sovranità.

La cosiddetta “globalizzazione” ha progressivamente cavalcato/scavalcato quella spartizione, creando una sempre più vasta area sovranazionale, con la complicità delle oligarchie politico-amministrative, in cui soggetti ed organismi privati finanziari, commerciali e non, dettano legge e superano di fatto le sovranità delle nazioni.
Possono addirittura permettersi di far causa agli stati nazionali, sempre meno sovrani.

Alla luce di quanto appena detto la Costituzione italiana sembra del tutto carente nel garantire la sovranità nazionale, introducendo addirittura al suo interno i “germi” che possono demolirla del tutto.

Vediamo l’articolo 11:
L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

Bene per la guerra, male per le “limitazioni di sovranità necessarie”.
Necessarie a chi?
Un paese non può raggiungere accordi di cooperazione, fratellanza, non belligeranza e tutto quanto di meglio riusciamo a pensare senza dover limitare la sua sovranità?
Perché tali limitazioni sarebbero necessarie?

È questo un residuo culturale certo derivante dalla negazione del nazionalismo più nefasto, che però è stato un cavallo di Troia che ha favorito le perdite di sovranità tipiche dell’era moderna.

Per le questioni internazionali si è preferito demandare decisioni ed accordi per ambiti sempre più vasti ad organismi sovranazionali di vario tipo, spesso longa manus di interessi privati, con i problemi che tutti oggi vediamo.

Per riflettere prendiamo un commento elogiativo dell’articolo 11 datato 2010 e preso dal sito “IMPARIAMO LA COSTITUZIONE”:
“Nella seconda parte dell’articolo 11 si coglie tutta la visionarietà della nostra Costituzione. La solidarietà e la giustizia tra i popoli sono individuati come strumenti privilegiati di risoluzione delle controversie… la clausola relativa alla possibilità di consentire alle limitazioni della sovranità, a condizioni di reciprocità ed uguaglianza con gli altri Stati, segna la preminenza dell’interesse per la pace e la giustizia tra i popoli rispetto alla sovranità stessa. Attraverso tale auto-limitazione, la Repubblica consente la cessione di ‘pezzi’ della propria sovranità in favore di istituzioni sovranazionali che si pongono lo scopo di creare un’integrazione sempre più stretta tra i popoli. Così, una fattispecie formulata e pensata per l’ingresso dell’Italia nell’organizzazione delle Nazioni unite si è dimostrata sufficientemente elastica per consentire all’Italia di partecipare al processo di integrazione europea. … Sul consenso degli Stati membri si è celebrato il matrimonio degli interessi statali per la creazione della famiglia europea che ha dato vita prima alle Comunità europee ed oggi, a seguito dell’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, all’Unione europea che abroga e sostituisce le Comunità. …”.

Come abbiamo appena visto si parla addirittura di “visionarietà”!
Sembra infatti tutto molto bello, ma la “solidarietà e la giustizia tra i popoli” non ha certo bisogno di perdite di sovranità fra paesi civilizzati e appartenenti a culture simili e comunicanti da secoli, anzi.

Riguardo ai pericoli paventati (sovranità nazionale = mancanza di libertà e guerre fra popoli) occorre pertanto riflettere sul fatto che, al contrario, solo dei popoli prosperi, forti e liberi in un moderno Stato di Diritto possono far sì che la “solidarietà e la giustizia tra i popoli” possano diventare una realtà; non certo se scaraventati all’interno di una comunità europea che “abroga e sostituisce le Comunità”, non certo se stremati dalla globalizzazione del sistema lobbistico mondialista privato; non certo se distratti, distorti ed aizzati contro nemici e pericoli per la sicurezza più o meno reali e/o ingigantiti dal sistema mediatico mondiale, braccio armato delle lobby.

Avallare la “possibilità di consentire alle limitazioni della sovranità, a condizioni di reciprocità ed uguaglianza con gli altri Stati” appare quindi, alla luce dell’esperienza, un fatto esiziale per la libertà dei popoli e la sovranità delle nazioni in cui si riconoscono.

È un fatto che “la cessione di ‘pezzi’ della propria sovranità in favore di istituzioni sovranazionali che si pongono lo scopo di creare un’integrazione sempre più stretta tra i popoli” ci abbia messo sempre più in mano ad organismi sostanzialmente privati che controllano denaro (come ad esempio la BCE), politica e risorse, sempre più lontani dai popoli che pretendono governare “per il loro bene”.
Per non parlare delle sedi in cui si decidono in riunioni segrete le sorti del pianeta e le linee guida della politica e degli organismi internazionali, come ad esempio il Bielderberg, la commissione Trilaterale, logge finanziarie e massoniche varie ed altre ancora.

La nostra Costituzione non sembra quindi avere abbastanza anticorpi per le perdite di sovranità di cui gli stati occidentali sono “infetti”.
Ecco allora che, alla luce di quanto appena detto, la Costituzione italiana sembra purtroppo molto più attuata di quanto pensiamo, almeno per quanto riguarda la questione “cessione delle sovranità”.

Ad onor del vero occorre dire che nell’immediato dopoguerra prevalse certamente lo spirito di rinascita e cooperazione fra le varie forze politiche, inoltre certe dinamiche non erano forse così visibili, i fantasmi della guerra avevano lasciato un’orrenda ombra sul ”nazionalismo”, il controllo del denaro era ancora in parte appannaggio di stati nazionali molto più sovrani di quanto lo sono oggi, le banche centrali non erano tutte private e “malate di finanza”, l’economia non era così soggiogata alla finanza, lo slancio della ricostruzione permetteva di guardare al futuro con speranza.

Alla luce di tutto ciò credo sarebbe auspicabile che la cultura politica iniziasse a pensare a come dotare la nostra Costituzione di efficaci e vincolanti “anticorpi sovranisti”, al fine di attuare veramente la seconda parte del suo primo articolo: “… La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.

A proposito del denaro e della necessaria sovranità monetaria: deve essere assolutamente riconquistata dallo stato tramite il ritorno di una banca pubblica sotto il controllo del Ministero del Tesoro, accompagnata ad una seria riforma del sistema bancario e ad una forte limitazione e controllo di tutto quanto abbia a che fare con la speculazione finanziaria.
Anche restando nell’eurosistema sono possibili “sovranità monetarie parziali” per il mercato interno, non vietate dai trattati europei.
Questo almeno fin quando la società civile non avrà compreso che è possibile avere uno Stato di Diritto finalmente in grado di prendersi cura della sua popolazione e non senta quindi inevitabile, anche se oneroso, far parte di una comunità più grande ed apparentemente più forte.

La Costituzione dovrebbe quindi poter veramente aver cura del cittadino e dell’impresa e dovrebbe affermare chiaramente che: se è il lavoro il perno del nostro essere italiani (art. 1), il denaro che il lavoro quantifica e scambia deve tornare ad essere una “sovrastruttura dell’economia” e del cittadino in mano allo stato, non generante un debito impagabile verso chi lo stampa.

Ecco allora che capiamo la necessità dell’aggiornamento di cui sopra, alla luce delle dinamiche politico-economiche moderne: occorre far sì che la nostra Costituzione diventi “sovranista”.

Inoltre, come dicevo poc’anzi, insieme all’introduzione di contenuti marcatamente sovranisti la Costituzione dovrebbe essere soggetta a revisione.
Tale operazione sarebbe auspicabile a fronte di una sua interpretazione più coerente ed in linea con quei Diritti Umani, pubblicati sempre nel ’48 pochi mesi dopo ma di cui già si parlava da molto, e di cui sembra essere portavoce già dall’articolo 2: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità...”.

Per far ciò dobbiamo liberarla da tutte le interpretazioni che, sottolineando questo o quell’articolo, di fatto ne sbilancino l’equilibrio.
Infatti, si corre spesso il rischio di privilegiare un articolo sottolineandolo, dimenticando che dovrebbe relazionarsi e “dimensionarsi” nel contesto globale del documento.

Solo per fare un esempio: se mettiamo l’accento sull’articolo 53 (Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività), rischiamo facilmente di dimenticare l’articolo 3 che recita: “…È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana…”.

Le onerose tasse italiche tolgono molto al lavoratore, troppo all’impresa, poco o niente alla finanza ed alle multinazionali.
Per alcuni soggetti l’evasione diventa di “sopravvivenza”, contribuendo così ad un ambiente economicamente insicuro e malsano, sempre più preda della finanza e dei grandi capitali internazionali.

Ecco allora che, di nuovo, si ripresenta come centrale il tema della sovranità monetaria parziale anche in presenza dell’Euro per il mercato interno (o totale al di fuori dell’Euro una volta che la società civile comprenda la necessità e la possibilità di uscire dalla Comunità Europea com'è ora e la non ineluttabilità dei problemi che avrebbe un “piccolo stato nazionale” nel contesto dei “giganti globalizzati” nel restarne fuori).
Con la riconquista della moneta lo stato riavrebbe una delle sue più grandi leve sull’economia e non sarebbe “costretto” a depredare la collettività con una tassazione indecente, per spese ed investimenti ora bloccati da un osceno pareggio di bilancio inserito nella Costituzione e già messo in discussione in alcune sentenze della Consulta.

Per terminare e riassumere brevemente: occorre un nuovo movimento politico post ideologico scevro non solo dalle ideologie ma anche dalle varie idiosincrasie socio-politico-economico-classiste sedimentate nella cultura e nella storia.

Un nuovo movimento che si faccia carico di progettare un nuovo Stato di Diritto che sia una mera estensione amministrativa di una società civile responsabile, in cui tutti gli attori e le “classi” sociali cooperino e siano “permeabili” fra loro, nella consapevolezza che il benessere comune si ottiene dialogando e cooperando per il bene comune.

Un nuovo Stato di Diritto che sia “obbligato” a seguire delle “istruzioni funzionali” imperniate sull’etica dei 30 Diritti Umani, materializzata in una nuova “Costituzione umanista e sovranista”.

Ciò è secondo me necessario e non eludibile, pena la definitiva vittoria degli interessi lobbistici privati su scala nazionale e globale.

(qui l'articolo originale: http://almassimofranco.blogfree.net/?t=5621142&saved)