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« il: Aprile 04, 2017, 08:04:29 am »
l'economia un po' folle che abbiamo sotto il naso, si vuole appropriare di tutto, ma proprio di tutto, compresa l'aria che respiriamo: per farne merce e profitti privati.
E' il caso di correre ai ripari, sul piano del diritto.
Già sono sati resi trasferibili e suscettibili di proprietà privata perfino i nostri pensieri, le buone idee, e viene difeso questo diritto privato con i brevetti e i diritti di autore. Mi domando se sia ragionevole fare merce dei nostri pensieri. Pensate ai brevetti che la Monsanto usa per impossessarsi del diritto esclusivo di godimento di semi che sono sempre esistiti.
Anche se non siamo rassegnati all'idea che l'acqua, le spiagge, le isole, i monumenti, possano diventare private, lo stanno diventando, sotto i nostri occhi. Come accade, materialmente?
Il Bene Comune nel mondo del diritto non ha, attualmente, un suo riconoscimento specifico e affermato in forma positiva ma esiste, in qualche caso, solo in forma di negazione : demanio inalienabile (non alienabile.)
"Demanio" vuol dire proprietà dello Stato o di un Ente pubblico. Inalienabile vuol dire che non può essere alienato : non può essere trasferita la proprietà.
Poi arriva qualcuno e, siccome sono finiti i soldi, inserisce urgentemente un codiccillo in un decreto milleproroghe qualunque, e li aliena, trasferendone la proprietà. E noi siamo fregati.
La "proprietà" è uno strumento concepito per uno scopo specifico : nasce per attribuire un godimento "esclusivo" : è mio, quindi tutti gli altri sono esclusi dal godimento. E nasce per essere negoziata, trasferita. Il mio diritto di godimento esclusivo, collegato alla mia propiretà, te lo vendo, te lo affitto, e così via.
Assegnare la "proprietà" di un bene allo Stato è l'unica cosa che siamo riusciti ad immaginare per dire che il godimento deve essere di tutti. Ma, nota bene: stiamo usando uno strumento che è fatto per garantire l'esclusività ed il trasferimento del diritto di godimento esclusivo. Ci credo che non funziona bene!
Siccome sono convinto che si fa una gran fatica a piantare chiodi con la limetta delle unghie, è giunto il momento di scrivere chiaro e tondo, nell'ordinamento giuridico, che alcuni beni, materiali e immateriali, in quanto essenziali per il benessere di tutti, devono essere tutelati nell'ordinamento giuridico in maniera più forte ed efficace. In maniera affermativa e specifica, non negativa.
Qualifichiamoli positivamente attraverso il "godimento condiviso".
che è il contrario del godimento "esclusivo" e quindi per sua natura non può essere assoggettato né a proprietà né a possesso che, per loro natura, invece, servono solo a garantire il suo contrario: il godimento "esclusivo".
Bene comune (l'aria che respiriamo, ad esempio) è un bene qualificato dal suo "godimento condiviso". nasce per essere di tutti, nessuno escluso.
Così diventa matematico che non li puoi mai "trasferire", "vendere", "dare in concessione": tutte cose fatte per escludere. Non la puoi ficcare dentro la proprietà e il possesso, una cosa che, per natura, non ci può entrare.
Non lo puoi fare neppure con un codicillo in un decreto mille proroghe.
Non sono pippe mentali : sono strumenti efficaci per raggiungere scopi sociali importanti.
Naturalmente, sempre che il "bene comune" abbia un senso, per noi.
Che se preferiamo difendere il nostro egoistico diritto di sfruttare economicamente i beni escludendo gli altri, allora è chiaro: le cose stanno benissimo come stanno.