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Diario / Re:serve l'unità per non restare nella stupidità
« Ultimo post da massimofranceschini il Settembre 27, 2017, 06:54:34 pm »
Oltre alle "personalistiche ambizioni" credo sia necessario ed opportuno, per chiunque voglia "iniettare" nella politica "valori etici di stampo religioso", non dimenticare due cose: la prima che viviamo in una società con una forte componente culturale materialista ed antireligiosa.
La seconda è che molte parti della vecchia DC non erano esenti da collusioni con quegli ambienti che formano il sistema oligarchico massonico-finanziario che sta strangolando la nostra democrazia e la speranza per un sano stato di diritto.
A mio modesto parere un impegno cattolico in politica dovrebbe tener ben presente questi due fattori e adoperarsi affinché le sue fila siano emendate da collusioni lobbistiche di vario tipo. Dovrebbe inoltre adoperarsi per una strenua difesa ed attuazione dei 30 Diritti Umani.
I laici Diritti dell'Uomo sono il più alto minimo comun denominatore per le persone oneste, e sono in grado di proteggere la libertà religiosa e le altre libertà, difendendole da una laicità devastante, come quella che imperversa oggigiorno.
La vita va difesa, anche dalle manipolazioni di una scienza senza etica, e questo può essere fatto appellandosi ai Diritti Umani, credo anche da cattolici, senza dover sempre sbandierare un Vangelo che, di fatto, non appartiene a tutti gli uomini di buona volontà.
Credo che se la cultura e la società italiana sono in questa situazione lo dobbiamo anche per le contraddizioni di un mondo cattolico forse troppo "paternalista", e poco attento a ciò che stava accadendo intorno a noi.
L'etica umana non può imporsi, altrimenti diventerebbe regime.
Può solo essere favorita da un'opera culturale e politica, certamente anche di matrice cattolica, ove però tale matrice non pretenda di essere "superiore" ad altre.
Appellarsi ad un Dio che molti non conoscono può essere controproducente, appellarsi alla dignità ed ai Diritti Umani può essere sufficiente per creare una cultura, anche politica, in cui tutti possano conoscersi.           
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Diario / serve l'unità per non restare nella stupidità
« Ultimo post da Ettore Bonalberti il Settembre 26, 2017, 04:25:11 pm »
Il card Bassetti, presidente della Cei, nella sua prolusione al Consiglio episcopale permanente ha, tra l'altro, detto: "I cattolici italiani non devono dividersi in “cattolici della morale” e “cattolici del sociale”, ma devono operare uniti per “rammendare” il tessuto sociale del Paese." E' evidente che spetta a ciascuno di noi operare per concorrere a costruire questa unità. Noi lo faremo da "DC non pentiti" insieme a quanti condividono la necessità di tradurre nella "città dell'uomo" le indicazioni della dottrina sociale della Chiesa, senza se e senza ma...Lavorare secondo schemi obsoleti di personalistiche ambizioni oltreché colpevole sarebbe  stupidamente inutile.
Ettore Bonalberti
Presidente di ALEF (www.alefpopolaritaliani.it)
Venezia, 26.09.017
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Diario / Quel maledetto imbroglio del " Rosatellum 2"
« Ultimo post da Ettore Bonalberti il Settembre 22, 2017, 03:21:21 pm »
Un Parlamento di “nominati illegittimi” sta per approvare il “Rosatellum 2”, ennesimo attentato alla Costituzione . Un maledetto imbroglio per tentare di evitare lo sfratto  dagli elettori. Non comprendono che siamo alla vigilia della rivolta sociale e si illudono di continuare nei loro  assurdi privilegi indigesti al popolo e, soprattutto, al “terzo stato produttivo” architrave dell’intero sistema.
Non saranno gli inciuci tra il PD e Forza Italia, con il sostegno di Salvini, che si illude di ricevere dalle urne il mandato di guidare l’Italia (scommettendo sulla conquista prevalente dei seggi al Nord, garantiti dal 35% del maggioritario inventato da quello statista furlano dell’On Rosato),  a fermare l’onda montante della protesta popolare.
Siamo passati da Mattarella a Rosato che, parafrasando il mitico “ Fortebraccio,” sarebbe come dire: dal prof Valdoni al mio dentista……
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Diario / riflessioni autunnali per l'area cattolica e popolare
« Ultimo post da Ettore Bonalberti il Settembre 10, 2017, 10:04:05 am »



Riflessioni d’autunno per l’area cattolica e popolare

Nei prossimi due mesi sono in programma un numero rilevante di incontri, seminari di studio, e convegni, organizzati da vari movimenti, gruppi, associazioni dell’area cattolica, espressione di un fermento che non si aveva da tempo. Un fermento che la recente intervista del card. Bassetti, Presidente della CEI a “ La Repubblica”, con la quale si confermava l’’urgenza di un impegno politico dei cattolici italiani, può e deve aver favorito.

Siamo in presenza, probabilmente, di una nuova fase, caratterizzata da una più precisa volontà di ricomporre ciò che è stata la frantumazione sul piano politico e culturale dei cattolici dopo la fine della DC.

La consapevolezza dell’irrilevanza nella quale sono precipitati i cattolici e la loro cultura, sostanzialmente misconosciuta, salvo rare eccezioni, dall’attuale tripolarismo presente a livello parlamentare, è lo stimolo efficace per questo rifiorire di iniziative dell’ area cattolico popolare in questo autunno pre-elettorale.

I tre poli presenti in Parlamento ( centro-destra, centro-sinistra, M5S), sono costituiti dai “ nominati illegittimi”, frutto di una legge elettorale incostituzionale, che sono derivati e sopravvissuti al “golpe blanco” di Napolitano del 2011 e rappresentano gli ultimi  conati della cosiddetta “ Seconda Repubblica”.

Portatori di valori laicisti e sostanzialmente anti cattolici, specialmente quelli rappresentati dal PD e dal M5S, ma largamente diffusi anche tra diversi esponenti del centro-destra, i tre poli sono l’espressione diretta del 50% dei cittadini che vanno a votare; quelli, che nella mia “teoria dei quattro stati”, sono prevalentemente membri della “casta”, dei “diversamente tutelati” ( certo quelli meglio garantiti), del quarto “ non Stato” e, solo in parte, del “terzo stato produttivo”.

La rottura di quella mediazione storicamente garantita dalla DC tra interessi e valori dei ceti medi e delle classi popolari, il prevalere di culture proprie della “piazza radicale di massa” a forte connotazione relativistica e nichilista, sta alla base di quella condizione di anomia sociale e culturale, aggravata da una condizione economica dominata dalle scelte imposte in Italia, come a livello universale, dal turbo capitalismo finanziario dominante.

I cattolici italiani, almeno quelli che non si sono intruppati nei partiti dei tre poli, la cui incidenza reale nelle scelte politico istituzionali è praticamente nulla, hanno coscienza di questa triste condizione. Una consapevolezza che, finalmente, sembra diffondersi anche tra figure eminenti della stessa gerarchia cattolica.

Tradurre nella “città dell’uomo” le indicazioni della dottrina sociale della Chiesa, unica vera fonte di una cultura alternativa a quella che sembra dominare nel mondo occidentale, capace di denunciare i limiti e i condizionamenti pesanti di un sistema capitalistico che assegna il primato alla finanza sull’economia reale, riducendo la democrazia e la sovranità popolare a poco più di una finta rappresentazione rituale, è l’arduo compito che compete oggi ai cattolici italiani.

Si tratta di offrire una speranza a quel 50% di elettori renitenti al voto, per evitare che l’anomia diffusa e il disagio sociale profondo dei ceti popolari e del terzo stato produttivo, possano sfociare nella rivolta sociale, puntando, innanzi tutto, a ricomporre sul piano politico la colpevole frammentazione che ha caratterizzato la lunga stagione della diaspora cattolica e popolare.

Qui non si tratta più di ricostruire la DC, seppur con elementi costitutivi aggiornati (anche se lo sforzo avviato nel 2012 andrebbe portato a termine, verificando il grado di presenza residua dei democratici cristiani in Italia), ma di impegnare tutti gli amici che si accingono a celebrare i loro prossimi incontri, seminari, convegni autunnali, nell’obiettivo di superare le divisioni e giungere alla formazione di un nuovo soggetto politico ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano. Un soggetto in grado di rappresentare “ la piazza dei diritti e della società naturale”, che pone al centro della politica la persona, la famiglia e i corpi intermedi, e intende regolare le relazioni sociali e istituzionali secondo i principi della sussidiarietà e della solidarietà.

Tutti dovremmo convenire sull'imperativo del ritorno all'obiettivo della "Unità Possibile" delle tante realtà italiane di ispirazione cattolica; come un cammino di condivisione e come occasione di coinvolgimento e nuovo protagonismo. I cattolici devono ritornare ad essere utili alla società italiana e per questo devono far vincere la logica dello "stare assieme", superando la fase della frammentazione che ci ha portato alla condizione non più tollerabile della irrilevanza.

Prima di tutto, dunque, l’unità più ampia possibile dei cattolici, e dopo, solo dopo, anche in funzione della legge elettorale che il parlamento dei “ nominati illegittimi” ci consegnerà, si decideranno le possibili convergenze.

In una data, evocatrice di una memoria storica cara ai cattolici italiani, il prossimo 8 dicembre, giorno dell’Immacolata Concezione, legge e scadenza elettorale permettendo, si potrebbe celebrare una grande Assemblea costituente del nuovo soggetto politico italiano ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano, con una piattaforma programmatica capace di rispondere “ alle attese della povera gente” e a riconciliare gli interessi e i valori delle classi popolari con quelli dei ceti medi produttivi.

Ettore Bonalberti
Venezia, 10 Settembre 2017



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Diario / Re:apriamo un dibattito pubblico sul sistema bancario italiano
« Ultimo post da massimofranceschini il Agosto 31, 2017, 11:02:21 am »
Che oggi le cose non funzionino è chiaro, che le regole che ci sono siano disattese, insufficienti e spesso ingiuste idem...tutto ciò però non mi convince della giustezza di porre limiti massimi arbitrari, non li ritengo necessari per implementare misure di giustizia e trasparenza nell'economia e nel mondo del lavoro.
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Diario / Re:apriamo un dibattito pubblico sul sistema bancario italiano
« Ultimo post da Alessandro Coluzzi il Agosto 29, 2017, 10:16:50 am »
nel post precedente (ed in questo) c'è un allegato che mostra le tre fasce in forma ORIZZONTALE sul piano.
La fascia corretta in cui vivere è quella mediana gialla. Bisogna essere elevati da quella verde e non entrare in quella rossa.

Lo stesso meccanismo è indicato nel libro "L'economia della ciambella" , sebbene disegnato in forma CIRCOLARE sul piano http://www.repubblica.it/economia/2017/08/16/news/ripensare_l_economia_stop_al_mantra_della_crescita_ecco_perche_una_ciambella_ci_salvera_-173018814/
Anche qui bisogna vivere nella fascia centrale (grigio scuro, tra le due linee nere) senza andare in quella inferiore (cerchio al centro, freccia "carenza") nè in quella superiore in cui si arrecano danni (freccia "eccesso").

Dicono la stessa cosa in forme grafiche diverse.
Nel disegno colorato orizzontale si evidenziano prevalentemente ragioni economiche-sociali, nel disegno in basso circolare ragioni economiche-ambientali, ma l'UNICA soluzione va bene per tutti gli aspetti.

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Diario / Re:apriamo un dibattito pubblico sul sistema bancario italiano
« Ultimo post da Alessandro Coluzzi il Agosto 29, 2017, 10:03:52 am »
Oggi sulla carta esistono regole antitrust, a favore della concorrenza ecc. Ti sembrano che vengano veramente rispettate?

Il 90% degli esseri umani che ha un computer utilizza software Microsoft il residuo 10% Apple.
Il 90% degli esseri umani usa come motore di ricerca Google il residuo forse Yahoo.
Solo in Cina c'è un limite (ma per motivi politici) a questi due sostanziali monopolisti mondiali.
Idem per trasmissioni di comunicazioni per gruppo Facebook-whattapp.
Nella produzione di aerei a medio-lungo raggio esistono nel mondo solo due produttori: Boeing ed Airbus.
Qualunque settore industriale sta andando INEVITABILMENTE verso l'accentramento (per ottimizzare costi e poter, alla lunga dopo il raggiungimento dell'oligopolio, se non del monopolio, aumentare i prezzi-ricavi e stabilizzare-aumentare così gli utili).
E' l'economia e la legge del "profitto del singolo" che porta a ciò, INEVITABILMENTE (chi non lo fa viene comprato o escluso dal mercato)

Il limite massimo non aiuta le classi estremamente povere o chi "demonizza il lavoro e chi lo crea", ma anzi aiuta chi lavora ed in genere la classe media (sia medio-bassa che medio-ALTA), che non pagherebbe imposte e potrebbe così (lavorando ma pagando meno tasse) elevarsi più velocemente, diminunendo così le disuguaglianze. Chi non lavora non ha mai ricevuto nessun vantaggio dagli sconti fiscali.
Il problema è incentivare il LAVORO ed i lavoratori, ma anche disincentivare i parassiti che sono sia in basso, ma anche nella fascia ESTREMAMENTE alta (di chi vive, di fatto, esclusivamente di rendita).

Per farla breve.
Se il problema italiano ed in parte mondiale è che "manca la domanda" (ossia scarseggia la moneta nelle classi basse e medie e chi la ha comunque non la spende avendo paura di un domani ancora peggiore) ci sono due soluzioni:
1) stampi moneta gratuita e la dai a chi non la ha per spenderla (ma sul lungo tempo disincentiva il lavoro) o
2) la togli solo da chi ne ha troppa, ossia la classe altissima, con risparmi personali oltre 144milioni nell'esempio fatto, e la ridistribuisci (questo provvedimento può essere stabile e non disincentiva il lavoro anzi lo stimola: disincentiva solo l'accumulo eccessivo di risparmio e questo è un bene ai fini della riduzione delle disuguaglianze). NON toglie nulla ai ricchissimi, gli dice solo: "scegli tu... o li spendi, o li doni a chi vuoi tu e li rimetti così in circolo.... oppure li paghi in imposte e li rimette in circolo lo Stato."

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Diario / Re:apriamo un dibattito pubblico sul sistema bancario italiano
« Ultimo post da massimofranceschini il Agosto 28, 2017, 04:16:25 pm »
Capisco il ragionamento ma mi sembra un'"esigenza etica" inutile, se riusciamo a far sì che esistano regole che impediscano sfruttamento, lavoro sottopagato, trust, monopoli, ecc. ecc. ecc.
Nell'esempio che fai sembra proprio che non esistano regole e che un individuo, o corporation, possano fare ciò che vogliono economicamente e socialmente, ma il nostro discorso si basa sull'assunto che tali regole esistano e siano auspicabili.
Quindi non vedo la necessità del limite massimo, misura che inoltre corre il pericolo ideologico, si presta cioè ad "acchiappare" consensi da un'area ben precisa, la stessa area che demonizza il lavoro e chi lo crea. 
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Diario / Re:apriamo un dibattito pubblico sul sistema bancario italiano
« Ultimo post da Alessandro Coluzzi il Agosto 27, 2017, 01:43:02 pm »
Vorrei fare alcune precisazioni per spiegare perchè non vedo contraddizioni tra il punto 1 e 2 (su cui c'è OK) ed il punto 3.


Parto con qualche esempio sull'esistenza in natura di DUE limiti (minimo, ma ANCHE MASSIMO).

Quando vengono eseguite analisi del sangue, alla fine ci viene consegnato un risultato con i valori numerici PROPRI dei vari fenomeni analizzati e con a fianco i parametri BASE CORRETTI che sono indicati con due numeri, un minimo ed un massimo. Generalmente, se il valore PROPRIO è all'interno della fascia tra minimo e massimo del parametro BASE tutto è Ok, se fosse sotto il minimo, ma anche SOPRA IL MASSIMO, c'è qualche problema.
Similmente mangiare è una cosa buona. Infatti, se non si mangia (quindi sotto il limite minimo) si muore di fame ma, parimenti, si muore anche di indigestione o di estrema obesità se si mangia troppo (quindi, sopra il limite massimo).
Idem per le cellule che diventano tumorali quando continuano ad ingrossarsi a spese delle cellule vicine.
Anche l'acqua è generalmente utile alla vita nella fascia intermedia di temperatura tra 1 e 99 gradi in cui è liquida.
Sotto tale livello, alla stato solido porta alla morte del corpo umano (assideramento, con cristallizzazione delle molecole di acqua), ma anche sopra i 100 evapora e non l'abbiamo più a disposizione (disidratazione).
Il problema dei DUE LIMITI merita, dunque, almeno attenzione e riflessione considerati i tanti casi in cui sono applicati.


Ora una riflessione su LAVORO e MONETA e poi arrivo alla conclusione.

Ciò che è veramente necessario per vivere è il LAVORO e non la MONETA.
Basti pensare che se si sbarca da solo su un'isola deserta, pur avendo carta di credito con c/c positivo o banconote in abbondanza si muore di fame se non si decide di lavorare da solo per procurarsi il cibo. Dunque, la MONETA serve solo in una società umana dove ci sia ALMENO un'altra persona disponibile a svolgere un lavoro in nostro favore in cambio di tale unità di misura del valore del LAVORO.

Il problema di base da risolvere nella società umana è che chi svolge LAVORO OGGI in favore altrui (producendo o scambiando beni e servizi) potrebbe volere in cambio da altre persone beni o servizi (ossia utilizzare il LAVORO altrui) non oggi, ma in un TEMPO FUTURO.

Dunque, la MONETA è soltanto l'unità di misura del valore del LAVORO di OGGI, affinché chi lo svolge possa ricevere in cambio frutti (beni o servizi) del lavoro altrui in FUTURO.
In altre parole, la moneta serve soltanto a SPOSTARE NEL TEMPO IL VALORE del proprio LAVORO rispetto all'utilizzo di lavoro altrui.
In particolare, Il RISPARMIO di una certa persona corrisponde al valore del proprio lavoro IN PIU'  svolto (redditi) rispetto a quello altrui già utilizzato (consumi). Viceversa, il DEBITO corrisponde al valore IN MENO tra quello svolto e quello altrui già utilizzato.
La soluzione ideale dovrebbe essere quella dell'equilibrio, l'unica simmetrica tra Tutti gli esseri umani.

A questo punto la domanda è: ESISTE (si o no?) un limite minimo ed un limite massimo dei beni e servizi che ciascun essere umano ha diritto di avere a propria disposizione (anche in relazione ai pari diritti-doveri altrui ed a limiti di spazio ed ambientali del pianeta Terra), facendo lavorare gli altri esseri umani in proprio favore?
Generalmente si ritiene che esista un limite etico MINIMO di dignità (o di bisogno di vita). Da qui pensioni sociali, reddito base ecc.

Ritengo debba esistere, allo stesso modo, anche un limite MASSIMO corrispondente al valore di tutti beni e servizi che quella certa persona possa consumare al massimo in futuro (ossia possa utilizzare LAVORO altrui).
Ad esempio, ipotizzando un consumo minimo mensile di euro 1000,00 netti a persona, si potrebbe ipotizzare un consumo massimo di euro 100.000,00  netti al mese A PERSONA. Essi corrispondono a euro 1,2 milioni a persona annui e in 120 anni (età massima di esseri umani rilevata sul pianeta Terra) corrispondono al massimo di euro 144 milioni di euro nell'arco della intera vita.
Oltre sarebbero certamente IN ECCESSO e potrebbero essere utilizzati per fini negativi per gli altri esseri umani.
Se così non fosse, vuol dire che ammettiamo come possibile che, per ipotesi, una sola persona (o un piccolo gruppo) acquisti legittimamente con i propri risparmi (chiaramente IN ECCESSO rispetto a quelli che gli servirebbero per vivere, anche molto bene e differenziandosi notevolmente dagli altri) TUTTE le terre agricole del pianeta Terra e poi decida liberamente e lecitamente (dal suo punto di vista) di coltivare solo il cibo necessario al piccolo gruppo proprietario (e magari ai pochi operai poveri che gli servirebbero per tale lavoro), facendo morire di fame tutti gli altri, impedendo loro la coltivazione sui terreni.

Porre un limite personale a 144 milioni non crea nessun limite alla voglia di lavorare di utilizzare al meglio il proprio talento.
Semplicemente, raggiunto il limite si continuerà tranquillamente a poter lavorare, donando agli altri il valore del proprio lavoro.
Il limite massimo è, dunque (secondo me, almeno), una esigenza etica e non un atto di forza o di "lotta di classe".
 
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Diario / Re:apriamo un dibattito pubblico sul sistema bancario italiano
« Ultimo post da massimofranceschini il Agosto 22, 2017, 01:06:38 pm »
OK fino al punto due, che però rende, secondo me, contraddittorio il punto tre.
Se attuati i primi due punti le "disuguaglianze sociali" non esisterebbero, rimarrebbero solo "disuguaglianze" determinate dalle naturali diversità fra esseri umani dovute a personalità, attitudini, abilità, punti di vista, ecc.
E' ovvio che una società basata sui Diritti Umani debba necessariamente sostenere in modo degno chi per qualsiasi ragione non possa lavorare, cioè avere un'attività che gli permetta di esprimere il suo talento ed allo stesso tempo contribuire alla collettività.
Ciò può essere fatto con una moneta pubblica, come da punto 1.
La tassazione dovrebbe essere un sistema, leva fiscale, con cui la comunità (stato) tiene sotto controllo certi parametri tipo l'inflazione, e con cui favorisce/penalizza comportamenti positivi-creativi/negativi-distruttivi verso il bene e la salute comuni.
Se chiediamo al sistema fiscale di "ripristinare le disuguaglianze sociali tra le persone" che date le premesse e l'attuazione degli altri punti non dovrebbero più esistere, facciamo rientrare, secondo me, una concezione ideologica ed una prassi penalizzante per chi produce e lavora.
Ecco perché vedo con favore una "leva fiscale" come prima descritta, quindi variabile a seconda delle congiunture e delle necessità sociali, non monetarie, ma non variabile nell'aliquota che, secondo me dovrebbe essere unica per tutti.
Il criterio di proporzionalità non implica necessariamente un fisco com'è oggi: se si tassano solo i redditi che eccedano una quota da stabilire che permetta ad un individuo, ad una famiglia e ad un'impresa di vivere e produrre degnamente, ecco che abbiamo già un criterio proporzionale ma non troppo penalizzante per chi più produce onestamente.
Riguardo le ultime considerazioni non mi appartiene l'applicare all'uomo le stesse leggi della materia, se non per la sua parte biologica.
Penso comunque che una filosofia socio-politica positiva e creativa debba necessariamente sottolineare che le necessità e i diritti dell'individuo non sono in contrasto con quelli della comunità cui appartiene, ma che anzi si integrano e potenziano vicendevolmente.
Qualsiasi concezione che propagandi idee contrarie, che si limiti a sottolineare le ingiustizie e proponga di risolverle dall'alto con la forza, la legge o la lotta "di classe" o con concezioni che prevedano una fondamentale contrapposizione fra esseri umani è pericolosa.
Gli esiti delle ideologie del 900 stanno lì a dimostrarlo.       
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