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Diario / I licenziamenti delle donne madri
« il: Maggio 26, 2017, 11:53:53 pm »
La questione del licenziamento delle donne in maternità non dipende solo da un "non apprezzamento" del ruolo delle donne-madri nella società, ma dipende soprattutto dai VALORI FONDANTI dell'economia italiana.
Oggi l'economia italiana è fondata sulla COMPETITIVITA', in applicazione del Trattato di Lisbona dell'Unione Europea.
L'economia non è più fondata sul LAVORO, dignitoso e per tutti, come previsto dall'art. 1 della Costituzione.
L'Unione Europea impone all'Italia dei PARAMETRI DI BILANCIO in modo da mantenere il "tasso naturale di disoccupazione", tecnicamente denominato NAIRU
https://it.wikipedia.org/wiki/NAIRU
In sostanza la UE ha deciso che l'Italia debba avere una disoccupazione intorno al 12%.
Questo tasso di disoccupazione riduce il POTERE CONTRATTUALE dei lavoratori ed aumenta il potere contrattuale dei datori di lavoro.
Le imprese che sono in forte competizione fra loro non possono permettersi di "perdere competitività" assumendo donne che rischiano di prendere uno stipendio senza produrre.
Non possono, perché rischierebbero di fallire.
Se la disoccupazione fosse al 2-3%, come ad esempio avviene in Svizzera, le imprese faticherebbero a trovare sul "mercato del lavoro" dei lavoratori o delle lavoratrici da assumere per produrre, dato che quasi tutti già lavorano.
A quel punto assumono volentieri anche le donne "a rischio di maternità".
Ma di più: non potendo fare concorrenza abbassando i salari dei lavoratori (uno pagato poco cambia azienda facilmente), le imprese si fanno concorrenza puntando sulla QUALITA' dei lavoratori.
A quel punto una MADRE che ha dato prova nella sua vita privata di essere responsabile mettendo al mondo e crescendo dei figli, viene particolarmente apprezzata proprio per queste qualità.
Le imprese ricercano lavoratrici-madri proprio per quello che sono, come un valore aggiunto alla loro capacità professionale.
Conclusione: se in Italia la politica applicasse l'art. 1 della Costituzione, ci sarebbe lavoro per tutti, per i padri, ma soprattutto per le madri.
Se, invece, la politica continua ad applicare il Trattato di Lisbona e le politiche dell'Unione Europea, continueremo ad avere padri disoccupati e donne licenziate per la "colpa" di essere diventate madri.
Oggi l'economia italiana è fondata sulla COMPETITIVITA', in applicazione del Trattato di Lisbona dell'Unione Europea.
L'economia non è più fondata sul LAVORO, dignitoso e per tutti, come previsto dall'art. 1 della Costituzione.
L'Unione Europea impone all'Italia dei PARAMETRI DI BILANCIO in modo da mantenere il "tasso naturale di disoccupazione", tecnicamente denominato NAIRU
https://it.wikipedia.org/wiki/NAIRU
In sostanza la UE ha deciso che l'Italia debba avere una disoccupazione intorno al 12%.
Questo tasso di disoccupazione riduce il POTERE CONTRATTUALE dei lavoratori ed aumenta il potere contrattuale dei datori di lavoro.
Le imprese che sono in forte competizione fra loro non possono permettersi di "perdere competitività" assumendo donne che rischiano di prendere uno stipendio senza produrre.
Non possono, perché rischierebbero di fallire.
Se la disoccupazione fosse al 2-3%, come ad esempio avviene in Svizzera, le imprese faticherebbero a trovare sul "mercato del lavoro" dei lavoratori o delle lavoratrici da assumere per produrre, dato che quasi tutti già lavorano.
A quel punto assumono volentieri anche le donne "a rischio di maternità".
Ma di più: non potendo fare concorrenza abbassando i salari dei lavoratori (uno pagato poco cambia azienda facilmente), le imprese si fanno concorrenza puntando sulla QUALITA' dei lavoratori.
A quel punto una MADRE che ha dato prova nella sua vita privata di essere responsabile mettendo al mondo e crescendo dei figli, viene particolarmente apprezzata proprio per queste qualità.
Le imprese ricercano lavoratrici-madri proprio per quello che sono, come un valore aggiunto alla loro capacità professionale.
Conclusione: se in Italia la politica applicasse l'art. 1 della Costituzione, ci sarebbe lavoro per tutti, per i padri, ma soprattutto per le madri.
Se, invece, la politica continua ad applicare il Trattato di Lisbona e le politiche dell'Unione Europea, continueremo ad avere padri disoccupati e donne licenziate per la "colpa" di essere diventate madri.