Grazie Alessandro Coluzzi per quello che hai scritto.
demente keynes ovviamente è metaforico, perchè Maynard non fece altro che stabilire una politica economica prima e poi ci ha costruito intorno la sua teoria.
Per costruire una teoria economica mi basta bussare alla porta di un bravo matematico, se non ci dovessi arrivare io alla formuletta.
L'empirismo, è fatto quando sei circondato da persone che parlano la stessa tua lingua, solo allora devi essere capace di sciorinare il tuo pensiero. Ma davanti ad una platea eterogenea dove ti capisce 1 su 200 è l'ultima cosa da fare. ( la platea eterogenea è il complesso del popolo italiano che di macro e micro economia non ne sa un fico secco e quindi è inutile imbottirli di empirismi e formule matematiche, questo è il senso........ )
Per quanto riguarda la leggenda che la costituzione italiana sia orientata a Keynes, potrebbe sembrare vero, ma se si studiasse a fondo ogni teoria di Keynes si scoprirebbe che solo dopo l'emanazione della costituzione italiana, la scuola keynesiana sviluppando la macroeconomia applicata da Keynes ha tirato fuori tutta la seconda parte sia macro che microeconomica scientifica che conosciamo benissimo oggi, ma la prima parte era macro economia applicata da Soleri Marcello, ( ma con situazioni nettamente più gravi, in quanto Soleri veniva da una distruzione bellica del 1918, da un gravissimo volta spalle delle società delle nazioni ( con lo spernacchio storico all'Italia ), con una fase intermedia drammatica scritta nei libri di storia e poi con l'avvento di Mussolini, che era il preludio ad una nuova ed ulteriore catastrofe.
Le situazioni che derivavano della depressione Americana, non erano dovute alla distruzione bellica, ma da una crisi industriale e finanziaria. Mentre la gravissima crisi post bellica italiana della prima guerra mondiale provocò conseguenze gravissime e innumerevoli volte più difficili di quelle che ebbe ad affrontare Keynes con Roosevelt.
Le memorie di Soleri furono il testamento vero, che ispirarono la gran parte dei 75 ( per i principi economici inseriti nella costituzione italiana ) oltre a Luigi Einaudi e soprattutto fu il precursore delle politiche monetarie del governatore Paolo Baffi.
Baffi volle che la Banca centrale riacquistasse la propria autonomia di azione, «ormai molto ridotta a causa della pesante e crescente immobilizzazione dell'attivo in prestiti all'Erario». La svolta - rispetto al governatorato Carli - avvenne con Paolo Baffi, perché la Banca d'Italia «mutava sensibilmente il proprio atteggiamento rispetto ai problemi legati al governo della moneta e di riflesso nei confronti della questione istituzionale» (intendendo per tale il rapporto con il Tesoro). Secondo Spinelli e Fratianni, proprio con Baffi la Banca d'Italia recuperò la saggezza che aveva contraddistinto il governatorato di Donato Menichella: «Baffi ripropone subito ed in modo perentorio le tesi menichelliane della stabilità monetaria quale requisito di una crescita economica non effimera; della necessità di favorire il processo di formazione del risparmio; e del legame fra la stabilità monetaria e la formazione del risparmio» . Baffi affrontò esplicitamente il nodo del rapporto tra Banca d'Italia e Tesoro all'assemblea annuale dell'istituto, svoltasi il 31 maggio 1976. Bisognava ridare spazio alla politica monetaria:
"Negli ultimi anni, il disavanzo pubblico e la spinta delle retribuzioni, insieme presi, hanno assunto […] un ruolo dominante, relegando l'Istituto di emissione in una situazione che si caratterizza sia per una quasi estraneità operativa ai flussi di alimentazione della massa monetaria sia per lo scarso inserimento nel processo decisionale che mette capo alla definizione del disavanzo e della dinamica salariale. […] Il primo passo in un processo che restituisca all'istituto di emissione un maggiore spazio di manovra deve essere compiuto nella direzione del contenimento del disavanzo dello Stato."
Il 20 gennaio 1976, Baffi decise la chiusura del mercato ufficiale dei cambi per tutelare la lira dalle manovre speculative seguite alle dimissioni del quarto governo Moro intervenute pochi giorni prima. In quella circostanza, il ministro del Tesoro dell'epoca Emilio Colombo prese apertamente le distanze dalla Banca d'Italia in una lettera aperta sul quotidiano La Repubblica. La moneta nazionale subì una svalutazione di oltre il 6%, che salirà di un punto nel mese di febbraio. Il mercato valutario fu riaperto soltanto il 1º marzo 1976.
( di questa parte mi riservo di approfondire )
Ma in questa era modernissima, lo sforzo della teoria oramai è stato superato. Basta aprire un volgarissimo excel e ti garantisco che in meno di 20 minuti ad esagerare, esce tutto quello che voglio, al millesimo.
la mia considerazione nasce dall'inutilità del calcolo scientifico, della rigorosità scientifica, perchè questa è una situazione completamente sballata. radicalmente sbagliata. Non si salva niente.