E' un problema importante quello evidenziato ed ha radici lontane che toccano sia il LAVORO, ma ancor più una diversa visione dell'ETICA (fondante il LAVORO) nei vari popoli del mondo (in particolare i cristiani riformati: tedeschi, olandesi....)
Prendo spunto da una frase indicata nel testo, che mi sembra rappresenti il nocciolo del tuo intervento:
"Per trovare la moneta? NO! Per trovare un nuovo sistema economico? NO!
E per trovare cosa? la risposta univoca è: PER TROVARE LA PRODUZIONE, IL LAVORO E IL REDDITO...."
E' evidente che le persone vogliano prima di tutto VIVERE, dunque (e solo come conseguenza) si spostano per trovare il LAVORO, per avere un REDDITO (che, non dimentichiamolo, oggi è misurato ed anzi consiste proprio di MONETA, che quindi le persone vogliono).
Della MONETA (e dei relativi problemi) ci si potrà liberare solo se si riuscisse ad organizzare un mondo senza scambi intermediati dalla moneta.... la vedo possibile (una banca del "tempo"? e non del "valore del tempo") ma molto lunga!!.
Ma i tedeschi come stanno vincendo sui greci ? (e su noi ed altri popoli).
Mi sembra che ciò accada proprio col LAVORO !!!! (questo è il paradosso).
I tedeschi stanno distruggendo economicamente tutti (soprattutto da quando è entrato l'euro) solo con la PRODUZIONE ed il loro LAVORO in eccesso, che dunque ESPORTANO, "succhiando" il denaro dalle altre economie che importano e che alla lunga rimangono senza denaro per operare gli scambi. Questo è il nodo da sciogliere: la distribuzione del lavoro.
E l'ETICA che c'entra?. Le aree geografiche dove prevalentemente si è sviluppata da circa cinque secoli la Riforma luterana-calvinista (Svizzera, valle del fiume Reno, Olanda, Germania, nord Europa, Inghilterra-Scozia e poi USA) sono proprio quelle dove si è sviluppato l’attuale sistema economico capitalista di “ispirazione” anglosassone-occidentale di natura intrinsecamente competitiva e conflittuale che ha originato, come conseguenza, una sociologia che si è “adeguata” a tale natura, piuttosto che contrastarla, teorizzando inevitabili conflitti tra classi sociali (comprese le idee di Marx che era di Treviri, città tedesca vicina all'Olanda) ed una politica ovviamente divisa in partiti rappresentanti le diverse classi sociali in contrasto e, quindi, altrettanto competitiva e conflittuale, “partorendo” sistemi politici conflittuali (multipartitismo, bipolarismo) incapaci, per definizione, di trovare soluzioni unitarie soddisfacenti e condivise da TUTTI i cittadini.
Per comprendere meglio ed avere una visione storica complessiva è interessante anche la lettura del libro del tedesco Max Weber intitolato “L’etica protestante e lo spirito del capitalismo” o, per i più curiosi, fare autonome ricerche sulle Chiese cristiane riformate riguardo il tema della “predestinazione personale” collegato al raggiungimento della “ricchezza personale”, tutto ciò in rapporto alla nascita del capitalismo in certe aree geografiche e non in altre.
Per aiutare i curiosi, ipotizzo liberamente un colloquio tra due persone di alcuni secoli fa, nel periodo della nascita del capitalismo, quando esso era ancora fondato sull’ETICA religiosa:
Soggetto A: “Come si concilia secondo te il fatto dell’onnipotenza ed onniscienza di Dio con la circostanza dell’esistenza del libero arbitrio umano? Se Dio sa tutto in anticipo e sa quindi già che qualcuno andrà all’Inferno, perché lo ha creato? E, soprattutto, come può esistere il libero arbitrio della persona umana, se tanto è già predestinata da Dio all’Inferno o al Paradiso prima della sua nascita?”
Soggetto B: “Effettivamente sono grandi domande a cui noi umani non sappiamo dare risposta. Con certezza la risposta giusta esiste ed è a conoscenza di Dio onnisciente. Piuttosto, essendo noi singoli esseri umani, ridurrei la domanda al nostro destino personale umano. Quali azioni ciascuno di noi deve svolgere per andare con certezza in Paradiso? Come fa ognuno di noi a sapere sin d’ora se è predestinato effettivamente all’Inferno od al Paradiso?”
Soggetto A: “Almeno in questo caso la risposta mi sembra semplice: andrà in Paradiso chi svolgerà tante azioni buone!!. Le azioni buone sono quelle utili agli altri e che soddisfano i loro bisogni”.
Soggetto B: “Mi sembra giusta la tua risposta. Tenuto conto che ciascuno di noi riceve denaro dagli altri se svolge azioni utili nei loro confronti, ciò significa che chi ha tanto denaro ha svolto tante azioni utili e quindi andrà con certezza in Paradiso?”;
Soggetto A: “Le tue considerazioni logiche mi sembrano ineccepibili. Chi ha tanto denaro è certamente un giusto che ha svolto tante azioni utili in favore degli altri ed andrà con certezza in Paradiso !!”;
Soggetto B: “Ho qualche ultimo dubbio, perché mi ricordo che il Vangelo parlava spesso in favore dei poveri piuttosto che dei ricchi.... tuttavia, riflettendoci bene, è sicuramente logico quello che abbiamo detto e quindi, senza più dubbi, impegniamoci a lavorare razionalmente per diventare più ricchi possibile; ciò significherà che siamo dei giusti personalmente predestinati ad andare sicuramente in Paradiso”.
Sembra tutto così effettivamente logico o ci sono degli errori?
Dal colloquio dei due Soggetti A e B che erano alla evidente ricerca del Paradiso per ciascuno di loro, se ne deduce che il ricco, che sta bene materialmente in quanto produttore di profitto personale, starà personalmente bene anche immaterialmente-spiritualmente andando in Paradiso.
Sin dall’origine la visione capitalista-calvinista era un po’ “squilibrata” verso il principio del merito personale, piuttosto che il principio della solidarietà e quindi era poco presente l’idea del bene comune immateriale-spirituale. Tuttavia, il fondamento religioso permetteva comunque la permanenza di una visione etica nel capitalismo.
Nel tempo, con la laicizzazione della società e l’avanzare di filosofie materialiste e nichiliste, venuta meno la ricerca religiosa ed etica del bene immateriale-spirituale è rimasta, inevitabilmente, soltanto la ricerca del bene materiale individuale. E’ così emersa la conflittualità perenne ed egoistica del sistema capitalista.
E’ bene essere consapevoli che da colloqui e riflessioni come quelli sopra descritti nasce lo “spirito” del capitalismo e l’attuale ricerca del profitto e bene personale, quale preteso riconoscimento del merito personale, tralasciando tuttavia nel ragionamento la solidarietà-dono e la ricerca del bene comune.
Se non si scioglie il nodo-contraddizione del capitalismo, che al fine di tutelare il merito favorisce troppo l’egoismo, ossia il profitto personale o di un singolo gruppo sociale o di un singolo popolo, impedendo il raggiungimento del bene comune dell’umanità intera, il mondo andrà sempre incontro a inevitabili conflitti, inutile farsi illusioni.
Va trovata una soluzione che concili la produzione (ma anche la distribuzione) del LAVORO con la distribuzione della MONETA in un'unica visione ETICA equilibrata, senza sbilanciarsi troppo su uno solo dei fattori