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Post - Luigi Intorcia

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Diario / Re:Quanto ci costa restare nell'euro
« il: Marzo 30, 2017, 07:34:49 pm »
FONTE 1999: http://www.paologiaretta.it/1999/09/il-debito-estero-dei-paesi-poveri/

Le origini del debito estero
E’ importante risalire ai meccanismi che hanno portato ad una così rapida crescita del debito estero dei paesi meno sviluppati, perché solo attraverso la conoscenza di questi meccanismi si possono riconoscere le precise responsabilità del sistema finanziario internazionale e dei paesi ricchi e si può comprendere come l’intervento di remissione del debito, come più volte richiamato nei documenti della Chiesa Cattolica e delle organizzazioni di volontariato, non abbia a che fare con una logica di solidarietà verso le nazioni più povere, ma piuttosto ad una esigenza di equità.
Sostanzialmente il meccanismo scatenante della crescita esponenziale del debito estero dei paesi più poveri va individuata nella politica perseguita dal sistema bancario internazionale in conseguenza dello shock petrolifero del 1973 e 1979. L’aumento deciso unilateralmente dai paesi produttori di petrolio del prezzo del greggio fa affluire nelle casse dei paesi produttori rilevantissime disponibilità finanziarie (i cosiddetti petrodollari) che non possono trovare occasione di impiego all’interno dei paesi e che vengono quindi immessi nel sistema bancario occidentale. Le banche commerciali gestiscono questa eccezionale disponibilità (che nel 1980 raggiunge la cifra record di 113 miliardi di dollari) ricercando una collocazione sul mercato, indirizzandola prevalentemente, data la stagnazione delle economie occidentali, verso i paesi del terzo mondo. L’accanita concorrenza tra le banche porta ad interventi spesso poco attenti alla qualità degli investimenti, al rischio Paese, alla effettiva capacità economica dei paesi debitori a sostenere processi di sviluppo capaci di generare risorse aggiuntive per il pagamento del debito.
La seconda crisi petrolifera porta all’adozione di politiche da parte dei paesi più ricchi (USA e Gran Bretagna in particolare) che hanno come conseguenza un forte rafforzamento del dollaro ed una lievitazione dei tassi di interesse, che crescono in termini reali tra il 1978 ed il 1981 di oltre il 20%.
In sostanza i paesi poveri si trovano a pagare interessi crescenti con moneta sempre più debole e si innesca una spirale perversa. Nel 1982 il Messico si trova nell’impossibilità di onorare i propri debiti decidendo la sospensione dei pagamenti. La comunità internazionale reagisce predisponendo i primi programmi di ridefinizione delle scadenze del debito, allungandone i termini e ricontrattando le condizioni; le nuove risorse finanziarie che affluiscono ai paesi poveri sostanzialmente servono a liberare le banche commerciali private dalle proprie esposizioni: i crediti passano in gran parte agli organismi finanziari multilaterali (Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale) che subordinano i propri interventi all’adozione da parte dei paesi debitori di “programmi di aggiustamento strutturale” che richiedono aumento dell’imposizione fiscale ed ingenti tagli alla spesa pubblica, aumentando le condizioni di povertà delle popolazioni e condizionando negativamente le opportunità di sviluppo futuro.
Il circolo vizioso debito/sottosviluppo
E’ iniziato così un circolo perverso: i paesi indebitati devono rifondere i debiti con valuta pregiata, la cui unica fonte significativa di approvvigionamento consiste nella esportazione di materie prime. Ma il prezzo delle materie prime è costantemente in calo sui mercati internazionali ( nell’ultimo anno il prezzo medio delle materie prime esclusi i prodotti petroliferi è diminuito del 16%), cosicché i paesi più indebitati si trovano due volte sfruttati: perché interessi elevati li obbligano a restituire più volte il capitale prestato, perché la valuta pregiata che devono acquisire costa sempre di più in rapporto alla loro moneta.
Basti pensare che i paesi dell’Africa subsahariana, la parte più povera dell’Africa, devono in media impiegare il 20% del loro prodotto lordo per pagare gli interessi dei debiti contratti: spendono quattro volte di più per pagare debiti a nazioni ricche di quanto possano spendere per gli interventi sanitari a favore delle proprie popolazioni. Soffermiamoci su questo dato: il 20% del prodotto interno lordo è una enormità, che impedisce di impostare ogni processo di sviluppo e promozione umana. Se l’Italia dovesse sostenere un onere di questa dimensione dovrebbe disporre ogni anno di una quota aggiuntiva di 200.000 miliardi di lire. La finanziaria più pesante del Governo Prodi necessaria per rientrare nei parametri di Maastricht ha richiesto un sacrificio di 60.000 miliardi: pensiamo cosa sarebbe del sistema economico, del sistema di protezione sociale, del sistema educativo del nostro paese, che pure è un paese ricco, se dovessimo affrontare ogni anno una manovra economica di queste dimensioni, con aumenti della pressione fiscale, licenziamenti massicci nel settore pubblico e tagli drammatici della spesa sanitaria, educativa ed assistenziale.
Nel 1980 il debito estero dei paesi in via di sviluppo assommava a 658 miliardi di dollari Usa, nel 1990 era salito a 1.539 miliardi di dollari ed oggi si calcola che il debito abbia raggiunto la somma di 2.200 miliardi di dollari, vale a dire circa il doppio del prodotto interno lordo dell’Italia: una cifra che ci appare enorme (e lo è per le economie dei paesi poveri) ma se la commisuriamo al cumulo delle transazioni finanziarie che avvengono nel mondo, a ciò che si spende per i sistemi di armamento e così via ci possiamo rendere conto che è una grandezza che può essere affrontata dalla comunità internazionale senza richiedere alcun significativo sacrificio.
Le cifre del debito sono naturalmente la spia del permanere, ed anzi dell’allargarsi di profonde disparità tra i singoli paesi: l’estendersi di processi di globalizzazione commerciale e finanziaria non sta affatto portando ad una crescita più equilibrata e continua.
E’ vero che i processi di sviluppo investono anche nuovi paesi, capaci di attivare investimenti esteri, ma i paesi marginali vedono accrescere sempre più la distanza dai paesi ricchi: oltre 80 paesi hanno redditi pro-capite più bassi di quelli che avevano dieci anni fa, una famiglia media africana consuma oggi il 20% in meno rispetto a 25 anni fa. Il divario di reddito tra il quinto più ricco della popolazione mondiale ed il quinto più povero si sta accrescendo spaventosamente: era di 30 a 1 nel 1960 rispetto al 74 a 1 del 1997. Cresce anche la concentrazione della ricchezza: i 200 individui più ricchi al mondo hanno più che raddoppiato il proprio patrimonio negli ultimi quattro anni: con oltre 1.000 miliardi di dollari USA posseggono un patrimonio pari al reddito del 41% della popolazione mondiale: è stato osservato che basterebbe un contributo dell’1% annuo sul patrimonio di questi 200 individui per offrire l’accesso universale alla istruzione primaria. Nel 1998 le prime dieci industrie di pesticidi controllavano l’85% della produzione globale, mentre nel settore delle telecomunicazioni le prime dieci imprese controllano l”86% del mercato. I paesi OCSE con il 19% della popolazione globale controllano il 71% del commercio globale di beni e servizi, il 58% degli investimenti diretti esteri.
Le prospettive per i prossimi anni restano negative. Un recente rapporto della Banca Mondiale mette in luce la grave crisi che caratterizza l’economia dei paesi sottosviluppati in conseguenza della crisi finanziaria internazionale iniziata in Asia. Il tasso medio di sviluppo è destinato a calare all’1,5%, rispetto al 4,8% del 1997, raggiungendo il livello più basso dal 1982 e non è prevista una ripresa significativa prima del 2001. Il rallentamento del commercio mondiale, il calo dei prezzi delle materie prime e l’abbandono degli investimenti esteri (il flusso dai mercati di capitali internazionali verso i paesi in via di sviluppo è sceso a 72 miliardi di dollari dai 136 miliardi del 1997) obbligherà i paesi in via di sviluppo ad adottare ulteriori politiche restrittive con drammatiche conseguenze sulla condizione della popolazione.
In questo quadro appare sconfortante l’abbandono da parte dei paesi sviluppati delle politiche di cooperazione e di aiuto: nel 1998 l’assistenza allo sviluppo si è fermata alla cifra globale di 33 miliardi di dollari, un terzo al di sotto del livello del 1990 in termini reali. I paesi OCSE si erano impegnati a portare l’assistenza allo sviluppo allo 0,7% del PIL: al contrario gli aiuti sono calati allo 0,22% del PIL rispetto allo 0,35% del 1990.
Non è questa la sede per approfondire tutte le implicazione dei processi di globalizzazione finanziaria, commerciale, culturale; sono evidenti però i rischi che rapporti transnazionali, in cui soggetti privati contano più di singoli stati, dominati da una esasperata logica di competizione globale generino situazioni di instabilità finanziaria, scontri commerciali, rapporti di dominanza, violazione di diritti umani fondamentali, che sono le premesse per un aumento di conflitti anche di natura bellica.
Rispetto alla globalizzazione dell’economia troppo debole e squilibrata appare la risposta dei Governi: le maggiori strutture economiche (Fondo Monetario Internazionale, Banca Mondiale, Organizzazione Mondiale per il Commercio) sono espressione prevalente degli interessi dei paesi ricchi, l’ONU risulta depotenziata rispetto a sedi decisionali e di concertazione (G-7, Nato, OCSE) che organizzano gli interessi della parte più sviluppata del pianeta.
Manca quella che viene chiamata “global governance”: sedi e procedure che senza limitare tutte le potenzialità positive dei processi di globalizzazione siano in grado di imporre un quadro di regole globali che possano offrire maggiore controllo e trasparenza nelle decisioni dei soggetti economici, assumere iniziative più forti per la tutela dei diritti umani e dell’ambiente, promuovere relazioni più eque tra gli stati.
L’UNPD (United Nations Development Programme) propone ad esempio i seguenti elementi chiave per una nuova architettura internazionale:
un sistema delle Nazioni Unite più forte e coerente, con u maggior impegno di tutti i Paesi;
- una banca centrale globale;
- un trust mondiale degli investimenti:
- una agenzia mondiale per l’ambiente;
- una revisione dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, in senso più equo e con un mandato più esteso;
- una Corte Penale Internazionale con un mandato più ampio per i diritti umani;
- delle NU più ampie, che comprenda una Assemblea generale a due camere per permettere che la società civile sia rappresentata.
Possono sembrare obiettivi ambiziosi, e certamente lo sono, ma la sfida della globalizzazione richiede alla politica un sovrappiù di coraggio e lungimiranza.
Perché cancellare il debito
Vi sono almeno quattro buoni motivi per procedere alla cancellazione o sostanziale riduzione del debito dei paesi più poveri.
- Il capitale prestato è stato ormai restituito più volte ed occorre sottolineare che i debiti dei paesi poveri sono diventati una iniqua fonte di profitto e di finanziamento dei paesi più ricchi: basti rilevare che il Fondo Monetario Internazionale dal 1987 ad oggi ha ricevuto dai paesi africani 2,4 miliardi di dollari in più di quanto abbia dato agli stessi paesi; si calcola che le istituzioni finanziarie internazionali abbiano incassato nel 1997 272 miliardi di dollari in interessi e rate di ammortamento del debito estero. Si tratta perciò di por mano ad una opera doverosa che attiene più il dominio della giustizia che quello della solidarietà.
- Occorre aver presente la necessità di rispettare un concetto di accettabilità e sostenibilità del debito. Molti di questi prestiti hanno condizioni (tassi di interesse, mancanza di diritti per il debitore, ecc.) che sul piano del diritto interno potrebbero essere definiti di carattere usuraio: l’UNPD stima che negli anni ’80 i tassi di interessa applicati ai paesi poveri siano stati quattro volte superiori a quelli accordati ai paesi ricchi a ragione della minore solvibilità e del maggior rischio. Che interesse hanno i paesi occidentali a pretendere il pagamento di debiti da parte di economie che non hanno la possibilità di sostenere un onere così rilevante: non si avrà l’adempimento delle obbligazioni e si avrà la distruzioni di economie che in prospettiva invece potrebbero diventare partners dei paesi più ricchi.
- Si tratta di una iniziativa eccezionale, giustificata dalle ragioni eccezionali che hanno scatenato la crescita del debito; è vero che sono diffusi casi di corruzione o di cattivo uso delle risorse disponibili (come l’acquisto di armamenti) ma la ragione fondamentale sta nell’iniziativa dei paesi occidentali di trovare collocazione per il surplus di “petrodollari”.
- Le disponibilità ricavate dall’annullamento del debito possono essere riconvertite nel finanziamento di politiche attive di promozione umana: interventi per la sanità, per l’istruzione, per le infrastrutture di base, per il finanziamento di microiniziative di imprenditorialità, in collaborazione con le organizzazioni non governative che operano nei paesi poveri. Passare perciò da una politica che ha visto crescere debiti per l’acquisto di beni commerciali dei paesi più ricchi ad una politica che veda restituire queste somme per interventi di sviluppo equilibrato e rispettoso dell’ambiente e delle culture locali.

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Diario / Re:Quanto ci costa restare nell'euro
« il: Marzo 30, 2017, 07:26:58 pm »
Gli organi principali dell'FMI sono il "Consiglio dei governatori" (Board of Governors) a composizione plenaria, il "Consiglio esecutivo" (Executive Board), composto dai 24 direttori esecutivi (Executive Directors) e il direttore operativo (Managing Director).

Il Consiglio dei governatori si riunisce di norma una volta l'anno e le sue funzioni sono in gran parte delegate al Consiglio esecutivo, che siede permanentemente.

Dei membri del consiglio esecutivo 5 sono permanenti e appartengono ai 5 Stati che detengono la quota maggiore (Stati Uniti, Giappone, Germania, Francia e Regno Unito) mentre gli altri sono eletti dal Consiglio dei governatori sulla base di un sistema di raggruppamenti di nazioni (non necessariamente su base regionale).

Il direttore operativo viene eletto dal Consiglio esecutivo e lo presiede.

L'FMI dispone di un capitale messo a disposizione dai suoi membri e il voto all'interno dei suoi organi è ponderato a seconda della quota detenuta. Questo fa sì che, considerato che per prendere le decisioni più importanti sono necessarie maggioranze molto alte (i 2/3 o i 3/4 dei voti), gli Stati Uniti e il gruppo dei principali Paesi dell'Unione europea si trovano di fatto ad avere un potere di veto, presi singolarmente (nel caso della maggioranza dei 3/4) o insieme (maggioranza dei 2/3).
Ripartizione delle quote e dei voti[modifica | modifica wikitesto]
Quote, membri e governatori (Aggiornati al luglio 2016)
Stato membro dell'FMI   Quota: milioni di DPS   Quota: (%)   Governatore   Sostituto Governatore   Numero di voti   Percentuale di voto
Stati Uniti Stati Uniti d'America   82,994.2   17.68[6]   Jacob Lew   Janet Yellen   831,396   16.73
Giappone Giappone   30,820.5   6.56   Taro Aso   Haruhiko Kuroda   309,659   6.23
Cina Cina   30,482.9   6.49   Zhou Xiaochuan   Yi Gang   306,283   6.16
Germania Germania   26,634.4   5.67   Jens Weidmann   Wolfgang Schäuble   267,798   5.39
Regno Unito Regno Unito   20,155.1   4.29   Philip Hammond   Mark Carney   203,005   4.09
Francia Francia   20,155.1   4.29   Michel Sapin   François Villeroy de Galhau   203,005   4.09
Italia Italia   15,070.0   3.21   Pier Carlo Padoan   Ignazio Visco   152,154   3.06
Arabia Saudita Arabia Saudita   9,992.6   2.13   Ibrahim A. Al-Assaf   Hamad Al-Sayari   70,595   2.81
India India   13,114.4   2.79   Arun Jaitley   Raghuram Rajan   132,598   2.67
Russia Russia   12,903.7   2.75      Elvira S. Nabiullina   130,491   2.63
Canada Canada   11,023.9   2.35   Stephen Poloz   Mark Carney   111,693   2.25
Brasile Brasile   11,042.0   2,35   Joaquim Levy   Alexandre Tombini   111,874   2.25
Paesi Bassi Paesi Bassi   8,736.5   1,86   Nout Wellink   Laura B.J. van Geest   52,364   2.08
Belgio Belgio   6,410.7   1.37   Guy Quaden   Jean-Pierre Arnoldi   46,792   1.86
Spagna Spagna   9,535.5   2,03   Elena Salgado   Miguel Fernández Ordóñez   40,974   1.63
Messico Messico   8,912.7   1,90   Agustín Carstens   Guillermo Ortiz   36,997   1.47
Svizzera Svizzera   5,771.1   1.23   Thomas Jordan   Eveline Widmer-Schlumpf   35,325   1.40
Corea del Sud Corea del Sud   8,582.7   1.83   Okyu Kwon   Seong Tae Lee   34,404   1.37
Australia Australia   6,572.4   1.40   Wayne Swan   Martin Parkinson   33,104   1.32
Venezuela Indonesia   4,648.4   0.99   Agus D.W. Martowardojo   Mahendra Siregar   47,938   0.96


I direttori operativi dell'FMI
Nome   Nazionalità   Inizio carica   Fine carica
Camille Gutt   Belgio Belgio   6 maggio 1946   5 maggio 1951
Ivar Rooth   Svezia Svezia   3 agosto 1951   3 ottobre 1956
Per Jacobsson   Svezia Svezia   21 novembre 1956   5 maggio 1963
Pierre-Paul Schweitzer   Francia Francia   1º settembre 1963   31 agosto 1973
Johannes Witteveen   Paesi Bassi Paesi Bassi   1º settembre 1973   16 giugno 1978
Jacques de Larosière   Francia Francia   17 giugno 1978   15 gennaio 1987
Michel Camdessus   Francia Francia   16 gennaio 1987   14 febbraio 2000
Horst Köhler   Germania Germania   1º maggio 2000   4 marzo 2004
Rodrigo Rato   Spagna Spagna   7 giugno 2004   31 ottobre 2007
Dominique Strauss-Kahn   Francia Francia   1º novembre 2007   18 maggio 2011
Christine Lagarde[7]   Francia Francia   5 luglio 2011   In carica

Maggiori prestiti erogati dall'FMI[modifica | modifica wikitesto]
1997: Asia (crisi finanziaria asiatica)
1998: Russia
1998: Brasile (41,5 miliardi di dollari)
2000: Turchia (11 miliardi di dollari)
2001: Argentina (21,6 miliardi di dollari)
2012: Grecia (30 miliardi di dollari)
Il Fondo monetario internazionale è fortemente criticato dal movimento no-global e da alcuni illustri intellettuali quali il premio Nobel Joseph Stiglitz, il premio Nobel Amartya Sen, Noam Chomsky e Jean-Paul Fitoussi. I critici accusano il Fondo Monetario di essere un'istituzione manovrata dai poteri economici e politici del cosiddetto Nord del mondo e di peggiorare le condizioni dei paesi poveri anziché adoperarsi per l'interesse generale.

Inoltre il sistema di voto (che chiaramente privilegia i Paesi "occidentali") è considerato da molti iniquo e non democratico. L'FMI è accusato di prendere le sue decisioni in maniera poco trasparente e d'imporle ai governi democraticamente eletti che si trovano così a perdere la sovranità sulle loro politiche economiche.

Questo tratto dalla comoda wiki.

Quello che si può notare è che nei paesi in cui si muore di fame tali finanziamenti di fatto non arriveranno MAI!

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Diario / Re:Quanto ci costa restare nell'euro
« il: Marzo 30, 2017, 07:09:12 pm »
le cose non stanno esattamente così, in quanto il regime monetario dei paesi sottosviluppati prevede la stampa della loro moneta, ma non il diritto di cambio dalla moneta pregiata alle moneta locale. In altri termini se si cambiano dollari con la loro moneta nei loro confini, all'inverso non avviene e quindi sono a caccia di moneta pregiata in quanto la loro non è nemmeno presa in considerazione. Si conclude che se hanno bisogno di moneta pregiata, di fatto non la ottengono da alcuna banca occidentale, orientale o di altre nazioni ed ecco perchè sono sottosviluppati. Il cambio ce l'hanno esclusivamente se hanno prodotti da esportare. Non avendoli, nessuno li finanzia, se non autofinanziandosi da soli e quindi vivono in completa autarchia monetaria.

La colpa di tutto questo è ovviamente dell'F.M.I. o banca mondiale che ha delle regole per erogare  prestiti, talmente tanto stringenti, che una nazione  secondo tali regole deve vendersi al 100% a quella istituzione, ammesso che quella stessa istituzione la voglia comprare!!

Siccome non ha mai voluto finanziare, in quanto quelle nazioni di fatto non potranno mai restituire i prestiti in moneta pregiata, le popolazioni sono lasciate  letteralmente alla fame.
Il prezzo? Milioni di morti per denutrizione in un anno di cui oltre 3 milioni di bambini. In realtà nessuno li va a contare e quindi è una cifra orrendamente per difetto..........

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Diario / le unioni giuste ( la Grecia che non ti aspetti )
« il: Marzo 30, 2017, 01:02:29 pm »
Due anni inserivo a questo indirizzo

http://www.democraziainmovimento.org/forum/index.php?topic=1529.msg16764#msg16764
 il perchè della crisi.

Dopo due anni è venuto il momento di verificare i risultati della crisi.
Il titolo descrive le unioni giuste da quella sbagliate ( la Grecia che non ti aspetti ), per un semplice motivo.

Nel mondo esistono altre situazioni esattamente uguali a quella della Grecia. Quella più tremenda per la devastazione che ha portato, è la caduta dell'impero delle auto.

D E T R O I T 

in forum dedicato a questo indirizzo:

http://www.democraziainmovimento.org/forum/index.php?topic=1991.msg18491#msg18491
C O N C L U S I O N I

Dopo una lunghissima disamina della situazione, i tentativi, le attività, le politiche e ogni diavoleria, per far resuscitare una metropoli, che con le suburbe vastissime dislocava una popolazione di quasi 18 milioni di americani, ovvero 4 milioni in più di tutto il popolo greco, si dimostra senza ombre di dubbi, che questi cittadini, sono stati fortunati ad abitare negli Stati Uniti d'America, in quanto hanno saputo dove andare, ovvero sono immigrati in massa da un luogo ad un altro per trovare cosa?

Per trovare la moneta? NO! Per trovare un nuovo sistema economico? NO!

 E per trovare cosa?

la risposta univoca è:  PER TROVARE LA PRODUZIONE, IL LAVORO E IL REDDITO. NON HANNO FATTO ALTRO CHE SPOSTARSI LASCIANDO TUTTO E NON PAGANDO ASSOLUTAMENTE PIU' NULLA, IN QUANTO NON POTEVANO PAGARE PERCHÉ' NON AVEVANO PIU' IL REDDITO.

SONO STATI FORTUNATI, IN QUANTO, VIVEVANO UN UNO STATO FEDERALE VASTISSIMO STERMINATO, SPAZI ENORMI DOVE LA TRANSUMANZA FATTA DI UOMINI E' STATA POSSIBILE E QUESTO PROCESSO DAL 2008 NON E' MAI CESSATO, ANZI SI E' ACCELERATO ANCORA DI PIU'.

SI DEVE PRECISARE, CHE ALCUNI STATI DEL SUD TIPO LOUISIANA, DA OLTRE 250 ANNI, SONO SEMPRE STATI IMPRODUTTIVI, MA LO STATO FEDERALE, HA GARANTITO PER OLTRE 30 MILIONI DI AMERICANI, UNA FORMA DI SUSSISTENZA FORZATA, CHE LI HA FATTI SOPRAVVIVERE COMUNQUE, SEMPRE PERCHÉ, UNA SECESSIONE DALL'UNIONE, NON AVREBBE AVUTO ALCUN SENSO. MA ANCHE DALLA LOUISIANA, E' SEMPRE ESISTITA UNA IMMIGRAZIONE MASSICCIA E COSTANTE.

TUTTO QUESTO, PORTA A CONCLUDERE, CHE L'EUROPA DEI POPOLI, E' SIDERALMENTE E ABISSALMENTE LONTANA DAGLI STATI UNITI, CHE ANCHE NEGLI STATI UNITI, LA PIÙ  GRANDE POTENZA ECONOMICA AL MONDO, ESISTONO ALTRETTANTE SITUAZIONI ESATTAMMENTE IDENTICHE ALLA GRECIA.
Ma SONO ANDATI AVANTI PERO' EVITANDO DI FARE ERRORI.
NONOSTANTE TUTTO, NON SONO  MAI PIU' ANDATE   AVANTI TUTTE QUELLE  PRODUZIONI INDUSTRIALI, IL CUI BUSINESS  ERA FINITO E SI SONO RIADATTATI AD UNA DRAMMATICA STORIA POST INDUSTRIALE, VARIANDO LA CAPACITA' DI PRODUZIONE LA QUALITA' E LA QUANTITA', OVE CIO' E' STATO POSSIBILE.

TUTTAVIA  NEGLI STATI FEDERALI D'AMERICA   NON E' ESISTITO ALCUN GENOCIDIO MODERNO, NESSUNA FUSTIGATA DEGLI ASINI E NESSUNA AUSTERITÀ  IN QUANTO, HANNO UNA EVOLUZIONE ALLA DEMOCRAZIA E ALLA LIBERTÀ  RADICATA DA 250 ANNI, CHE L'EUROPA NON HA MAI MATURATO.
SE  IN  EUROPA SI FA IMPORRE LA POLITICA DEI FORTI CONTRO LA DISGRAZIA DEI POVERI, DI FATTO NON ESISTE UNA EUROPA IN QUANTO NON ESISTE UNA CAPACITA' DI TRASFORMAZIONE DELLA PRODUZIONE, IN QUANTO SIGNIFICA PERDITA DI POTERE DA PARTE DEL DOMINATE CHE NON HA ALCUN INTERESSE A CEDERE IL SUO SISTEMA PRODUTTIVO, MA A TENERLO IN EFFICIENZA E CON QUESTO DOMINARE.

QUINDI, DI FATTO  LA UE NON ESISTE NON E' MAI ESISTITA E NON E' IN GRADO DI ESSERE UN SISTEMA FEDERALE DI 27 NAZIONI IN QUANTO COMANDA CHI E' NEGATO DA 10 MILA ANNI ALLA COESISTENZA CON ALTRI POPOLI. COESISTENZA MANCATA, STORICAMENTE E  PAGATA GIA' CON DUE GUERRE MONDIALI,  MA SEMPRE PER LO STESSO MOTIVO: DOMINARE.

SINO A QUANDO LASCEREMO ALLA GERMANIA DOMINARE, NON ESISTE UE! LO SAPPIAMO, LO RISAPPIAMO MOLTO BENE,  MA ANCORA UNA VOLTA OGGI AD ESEMPIO, PROPRIO IN QUESTE ORE  UNO STATO ITALIANO OBBEDISCE ALLA DISGREGAZIONE E PORTA A TERMINE IL PIANO DEL DOMINIO CON QUESTE PAROLE D'ORINE:

PRIVATIZZARE, PUNIRE, VESSARE, DOMINARE, ABBATTERE LE PRODUZIONI, IL LAVORO E I REDDITI  E VINCERE  UNA GUERRA MAI DICHIARATA CONTRO DI NOI E CONTRO  ALTRI POPOLI, MA VERA EFFETTIVA E COMBATTUTA OGNI GIORNO E  CHE SARANNO I VINTI FRA POCHISSIMI ANNI.


UN MIO GRANDE AMICO HA SCRITTO:

EUROPA, 60 ANNI DI GUERRA.

ED E' LA PURA VERITÀ'

Luigi Intorcia
(Il presente scritto è riferibile al suo autore, che ne assume responsabilità, ed è pubblicato per alimentare il dibattito).

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Diario / per i probviri
« il: Marzo 29, 2017, 10:38:21 am »

51
Diario / BROCCOLETTI FIORITI
« il: Marzo 28, 2017, 04:40:03 pm »
Poletti a Bologna: "Il lavoro? Meglio giocare a calcetto che inviare curriculum"

BOLOGNA - "Il rapporto di lavoro è prima di tutto un rapporto di fiducia. È per questo che lo si trova di più giocando a calcetto che mandando in giro dei curriculum". Parola di Giuliano Poletti, il ministro del Lavoro che oggi ha incontrato gli studenti dell'istituto Manfredi Tanari di Bologna. Parole che, come successo altre volte in passato, hanno scatenato le reazioni dei social network e anche di esponenti politici di destra e di sinistra. Come quella del leader della Lega Nord Matteo Salvini che del ministro scrive: "È lo stesso tizio che a proposito dei giovani italiani costretti ad andare all'estero per cercare lavoro disse "alcuni meglio non averli tra i piedi". Dimissioni, vergogna, scuse e dimissioni".


Il broccolo fiorito come nella immagine, non nasce per essere fiore, ma per essere mangiato prima che fiorisca, una volta che diventa bello alla vista, lo diventa molto meno per cibarsene.
Questo signore qui:


è  davvero un burlone indefesso, che al ritmo di una panzana al mese in media, sforna gaffe contro la parte più debole del nostro paese,  che sono i nostri ragazzi.

L'accostamento al broccolo, nella contro metafora, serve per mandare il messaggio seguente:  portare a fiorire il broccolo equivale a portarlo a non essere nemmeno tanto più commestibile. Ecco i nostri giovani, sono trattati come tanti  broccoletti, lasciati a fiorire e ad essere non più utili.

Cosa hanno  fatto di male le ultime tre generazioni di italiani?  La risposta è che han fatto male a nascere  e ad esistere, perchè sono un problema enorme, dove e chi li fa lavorare e per fare cosa?   

E' il segnale di una società senza alcun futuro e la colpa, è dei signori stile  Giuliano Poletti  che si  permette di profferire infamie senza colpo ferire in piena libertà,  ma sempre  lautamente pagato.
Infamia per infamia, ecco che allora sarebbe utile pubblicare  quanto segue:
Redditi 2016: la classifica del governo Gentiloni
Si poteva pensare che il più ricco del governo fosse il premier Gentiloni e invece a sorpresa, con la pubblicazione dei redditi 2016, vediamo che è la ministra dell’Istruzione: Valeria Fedeli.
Il ministro che si occupa della scuola e delle politiche ad essa legate è senza dubbio non solo la più ricca, ma anche la più contestata nell’attuale governo.

Le dichiarazioni dei redditi sono state rese pubbliche sul sito ufficiale del parlamento e ci rilasciano i seguenti dati:

Valeria Fedeli, ministro istruzione: 180.921 euro;
Dario Franceschini, ministro dei Beni culturali: 148.692 euro;
Anna Finocchiaro, ministro dei rapporti con il parlamento: 144.853 euro;
Enrico Costa, ministro degli Affari regionali: 112.034 euro;
Paolo Gentiloni, presidente del consiglio: 109.607;
Graziano Delrio, ministro dei Trasporti: 104.473 euro;
Giuliano Poletti, ministro del Lavoro: 104.432 euro;
Angelino Alfano, ministro degli Esteri: 102.300 euro;
Carlo Calenda, ministro per lo Sviluppo economico: 102.058 euro;
Marianna Madia, ministro della Pubblica Amministrazione: 98.816 euro;
Andrea Orlando, ministro della Giustizia: 98.816 euro;
Luca Lotti, ministro dello Sport: 98.471 euro;
Claudio De Vincenti, ministro per la coesione territoriale: 97.728 euro;
Beatrice Lorenzin, ministro della Salute: 97.576 euro;
Roberta Pinotti, ministro della Difesa: 96.663 euro;
Maria Elena Boschi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio: 96.571 euro;
Marco Minniti, ministro dell’Interno: 92.237;
Pier Carlo Padoan, ministro dell’Economia: 49.958 euro;
Maurizio Martina, ministro dell’Agricoltura: 46.750 euro.
Scende vertiginosamente il reddito dichiarato da Pier Carlo Padoan, che lo scorso anno era tra in ministri più ricchi con un reddito dichiarato di 216 mila euro. Anche il reddito di Beppe Grillo scende vistosamente, passando da 355.247 euro per il 2015 ai 71.957 euro del 2016.


Grillo risulta così più povero dei suoi parlamentari. Di Maio, Di Battista e gli altri hanno tutti redditi che sfiorano i 100 mila euro per il 2016.
I redditi più alti sono però dichiarati Karl Zeller, presidente del gruppo per le autonomie, che ha un tesoretto che per il 2016 ammonta 422.779 euro.

Quanto guadagna il Presidente del Consiglio?
Di certo non sono passate inosservate le dichiarazioni che Matteo Renzi fece, durante la Festa dell’Unità, nell’estate 2016. Renzi aveva infatti affermato di non guadagnare molto di più di quando era sindaco di Firenze.

Nel 2016, Matteo Renzi aveva dichiarato, in riferimento all’anno 2015, un reddito imponibile pari a 103.283,00 euro. A questi si aggiungono due villini (uno a Pontassieve e l’altro a Rignano), una comproprietà di un terreno coltivato ad Olivi, sempre a Rignano e un box nell’abitazione di Pontassieve.

Anche per i redditi del 2016 Matteo Renzi dichiara una cifra molto simile: 103.283, poco meno di Poletti, ma più Padoan e Lorenzin.

Il Presidente del Consiglio italiano, con il suo stipendio, rientra nella top ten dei funzionari di Stato più pagati al mondo. Lo scarto però con i primi della classifica è abissale.
Il primo in classifica è infatti il primo ministro di Singapore, Lee Hsien Loong, che ha dichiarato ben 1,7 milioni di dollari.

Anche con la seconda posizione della classifica Matteo Renzi ha parecchi punti di scarto, dal momento che l’uscente Presidente Barack Obama percepisce ben 400 mila dollari per la sua posizione.

Il Presidente del Consiglio italiano guadagna infatti 80.000 euro all’anno netti, per uno stipendio mensile di 6.700€. Un bello stipendio, soprattutto se lo si confronta con la paga che prende un operaio.

Questo sarà il compenso anche per Paolo Gentiloni, divenuto nuovo Presidente del Consiglio e incaricato di formare il nuovo Governo, dopo le dimissioni di Renzi.
Anche la paga dei senatori e dei parlamentari non è però da meno; vediamo quanto prendono i ministri uscenti.

Quanto dichiaravano gli anni precedenti?
Dopo aver visto quali sono le dichiarazioni dei redditi del 2016 diamo uno sguardo a quelle degli anni precedenti, per capire chi è diventato più povero e chi invece si è arricchito di colpo.

Iniziamo con Angelino Alfano, ministro dell’Interno nel Governo Renzi e leader del Nuovo Centrodestra, che nel 2014 dichiarava un reddito imponibile pari a 97.978 euro.

Nel 2015, quindi in riferimento ai redditi del 2014, il ministro dell’Interno ha invece dichiarato un patrimonio complessivo di 118.534,00 euro. Sul sito ufficiale del Senato non sono invece ancora disponibili i redditi del 2016 di Angelino Alfano.

Il reddito di Pier Carlo Padoan è invece uno dei più alti tra i funzionari del Governo Renzi.
Sembra un paradosso, e in fondo forse lo è. Il ministro dell’Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan risiede all’estero, dunque non è soggetto all’obbligo di presentare la dichiarazione dei redditi.

Nel 2014, in riferimento al 2013, risulta possidente di un appartamento a Roma e un box. Possiede inoltre una Mercedes del 2012. La moglie risulta invece proprietaria di due appartamenti a Roma e di una Opel Corsa del 2009.

Il ministro conclude la pubblicazione della situazione patrimoniale questa dichiarazione

: «Il sottoscritto Pietro Carlo Padoan, già dipendente di una organizzazione internazionale (Ocse), residente all’estero e iscritto all’Aire fino al momento della nomina a ministro, non ha l’obbligo di presentare il mod. 730/2013 per i propri redditi, in quanto non soggetti a tassazione. In qualità di vice segretario generale e Capo economista dell’Ocse percepiva una retribuzione annua di circa 216 mila ».

A questi, si aggiungono 53mila euro che risultano imponibili nella dichiarazione Irpef 2014.

Per i redditi 2016 la situazione non cambia e il ministro dell’Economia rimane il più ricco tra lo staff di Renzi. Nei documenti che si possono leggere sul sito del Senato si legge infatti che per il 2016 il reddito complessivo del ministro è di 125.181,00 euro.

Si posiziona quindi sopra al Premier Renzi e a tutti gli altri funzionari di Stato che abbiamo fino a questo momento esaminato.

Passiamo adesso al ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. Il reddito complessivo dichiarato per il 2016, quindi in riferimento al 2015, è di 105.334,00 euro.
Mentre la ministra per la Salute, Beatrice Lorenzin, dichiara un reddito complessivo di 98.471,00 euro per l’anno 2016.

Concludiamo con Stefania Giannini, ministro dell’Istruzione nel governo Renzi, della quale sul sito ufficiale del Senato si trovano solo i redditi del 2015. Per l’anno 2015, quindi in riferimento al patrimonio 2014, viene dichiarato 101.941,00 euro di reddito complessivo.

Quanto guadagna Maria Elena Boschi?
Altro grande quesito degli Italiani è sapere quanto guadagna la ministra per le Riforme Costituzionali. La Boschi, sebbene sia stata “bocciata” dagli Italiani con la riforma costituzionale che porta il suo nome, sembra che rimarrà all’interno del Governo e accetterà un nuova carica.

Il ministro per le Riforme Costituzionali Maria Elena Boschi è una delle «più povere» di Palazzo Chigi, con un reddito complessivo, dichiarato nel 2016 e riferito al 2015, di 99.071 euro.
Un patrimonio non da poco, se si considera il reddito che un normale cittadino dichiara ogni anno.

Di poco più ricca è la ministra Marianna Madia, che per il 2016 ha dichiarato un reddito complessivo di 101.722,00 euro.

Marianna Madia, ministro per la Semplificazione e Pubblica amministrazione, nel 2014 aveva dichiarato un imponibile di 98.471 euro, risultando quindi la più “povera” tra i funzionari del Governo Renzi.

Nel dettaglio per il suo incarico di ministro del Lavoro Giuliano Poletti nel 2014 percepisce un'indennità annuale lorda di 114.796,68 euro, corrispondente a un netto annuale pari a 65.883,84 e a uno stipendio netto mensile di 5.490 euro. È quanto si legge sulla scheda trasparenza della posizione patrimoniale e reddituale pubblicata sul sito del ministero. A tale somma va aggiunta una diaria di 129,68 euro (fissa) e una giornaliera di 224,89 (variabile) pagabile fino a un massimo di 15 giorni di permanenza a Roma. Nel 2012 il reddito imponibile dichiarato é stato pari a 192.623 euro (con imposta pari a 75.998 euro). Poletti dichiara di possedere un fabbricato a Mordano (abitazione principale) con terreni per 10.000 metri quadri, una Peugeot 207 del 2007, un camper del 2006 e una roulotte del 1986
Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/QK7trP

CHI LA FA L'ASPETTI... MA PER LA TRASPARENZA?

NO PER L'INSOLENZA MISERABILE, CHE HA NELL'ATTACCARE, IL SIG GIULIANO,  CHI NON HA ALCUNA COLPA DELLA SITUAZIONE ED E' COSTRETTO A SORBIRSI QUESTE BASSEZZE.
MENTRE SI PARLA DI PARTITE A CALCETTO O DI BOCCIOFILE SOTTO CASA OGNI GIORNO, ESISTE UNA TRAGEDIA DA DISPERAZIONE, MOLTI MORTI MOLTI, CHE NON FANNO NOTIZIA E CHE SONO  PARAFRASATI COME VITTIME DELLA MANCANZA DI SOLIDARIETÀ E QUINDI SONO POPULISTI VERI ED AUTENTICI...........

Luigi Intorcia
(Il presente scritto è riferibile al suo autore, che ne assume responsabilità, ed è pubblicato per alimentare il dibattito).




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Diario / Re:ripresa contatti
« il: Marzo 23, 2017, 11:57:31 pm »
I contatti, vanno ripresi esclusivamente con i cittadini italiani, con pochi punti succinti e compendiosi e moltissima economia sociale reale.
Quanto più neutrale sia possibile e non avere paura dei giudizi da parte dei soliti noti, i soliti  nulla facenti e i soliti  dispersi in centinaia di gruppi orientati e pre orientati che sono notoriamente gruppi troller e devianti.
Il concetto deviante lo conoscete tutti. Il dove si va a sbattere è noto. pertanto chi lo pone in essere non deve lamentarsene.

LAVORO, PRODUZIONE , REDDITI , vengono prima di ogni altro punto di programmazione e di azione complessiva . Punti che vengono anche prima della moneta.
Il metodo da applicare nello sviluppo dell'elaborato sottostante è deduttivo e induttivo, ma  convergente che costruisce la soluzione intorno al punto di programma già stabilito e non l'opposto.
Per il processo opposto, ovvero rigore della soluzione e poi programma,  al momento  non esistono i tempi tecnici per trovare soluzioni,  se non in un arco di 5 anni da oggi. Quindi è inutile progettare soluzioni per  il massimo sistema.

La cosa bella è guardare in faccia le persone, quelle che hanno problemi veri e  sono i primi da guardare bene negli occhi per la credibilità di ogni azione.

17 milioni di cittadini sono un target elevatissimo da riunire in una sola unica forza di opposizione e valgono le politiche, prima ancora  degli interpreti. Questa è la ricetta.

La confederazione, ha questi strumenti e sono di primissimo ordine.  Centro elaborativo e sistema di diffusione per eleggibili secondo regole predefinite e dunque bisogna soltanto  farli funzionare.

Mentre per la politica reale, quella fatta nella strada e non solo dai computer, quella,   è nella corda di ognuno di noi e la porta a conclusione dove e con chi ha valenza farlo, evitando di stare con questo e quello che non ha il principio della confederazione  da condividere, sotto pena ovviamente  della incoerenza e quindi si auto_brucia all'istante.

La libertà esiste anche nel compiere errori, ma non a 'vita'. Ad un certo punto l'errore deve essere eliminato.

Luigi I

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In questo TOPIC discutiamo sul possibile regolamento per disciplinare i diritti di accesso al sito internet della Confederazione.

Il file è allegato al presente testo.

Chiunque lo voglia può fare le proprie osservazioni e le proprie proposte.

Il presente testo è stato scritto in collaborazione fra Claudio Mazzoccoli e Davide Gionco

Indirizzo topic area riservata: http://sovranitapopolare.it/news/forum/index.php?topic=96.msg236#msg236

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In questo TOPIC discutiamo sul possibile regolamento per disciplinare le attività del Comitato Scientifico.

Il file è allegato al presente testo.

Chiunque lo voglia può fare le proprie osservazioni e le proprie proposte.

REGOLAMENTO DI FUNZIONAMENTO DEL COMITATO SCIENTIFICO

Questo documento ha lo scopo definire il funzionamento del Comitato Scientifico all’interno della Confederazione Sovranità Popolare.

1.   Composizione del Comitato Scientifico
Il Comitato Scientifico è formato da:
a)   Un Presidente, che lo rappresenta ufficialmente nei confronti dell’associazione Confederazione Sovranità Popolare e nei confronti di soggetti esterni.
b)   I membri ordinari
All’interno del Comitato Scientifico possono essere attribuiti ai singoli membri del ruoli operativi, a seconda delle esigenze. L’attribuzione di tali incarichi avviene per votazione interna.

2.   Elezione dei membri del Comitato Scientifico
I membri del Comitato Scientifico sono nominati, secondo statuto, dal Consiglio Direttivo dell’associazione Confederazione Sovranità Popolare
Il Presidente del Comitato Scientifico viene eletto fra i membri del comitato stesso, tramite votazione interna al comitato.

3.   Definizione del processo decisionale
Le decisioni del Comitato Scientifico vengono prese nell’ambito delle riunioni del comitato, in rapporto all’ordine del giorno stabilito o sulla base delle necessità riscontrate nel corso della riunione.
Le riunioni si svolgono ordinariamente su internet. In modalità voce nella sala riunioni virtuale https://mconf.org/webconf/cspcs e sul forum dedicato
http://sovranitapopolare.it/news/forum/index.php?board=44.0
Sono anche ammesse riunioni di tipo fisico, che però sono valide solamente se i partecipanti alla riunione fisica sono collegati via internet con gli altri membri del Comitato Scientifico che intendono partecipare alla riunione. Una riunione unicamente di tipo fisico è nulla, a meno che tutti i membri del comitato non siano fisicamente presenti per tutta la durata della riunione.
I gestori del sito internet devono garantire a tutti i membri del comitato pari opportunità di accesso agli strumenti informatici messi a disposizione.
E’ responsabilità di ogni componente del comitato l’attrezzarsi con apparecchiature e software (gratuiti e disponibili a tutti) idonei alla partecipazione via internet alle attività del comitato.
Le riunioni vengono indette, salvo casi di urgenza, almeno con 7 giorni di anticipo. Il presidente, o suo delegato, comunica con la convocazione l’ordine del giorno.
Ogni membro del comitato potrà proporre punti all’ordine del giorno, comunicandolo al presidente o suo delegato all’organizzazione della riunione.
Di norma ogni riunione ha una durata di 7 giorni, salvo casi di urgenza motivata. La riunione potrà svolgersi in parte “a voce” sulla piattaforma https://mconf.org/webconf/cspcs messa disposizione e dovrà sempre concludersi per iscritto nell’area forum
http://sovranitapopolare.it/news/forum/index.php?board=44.0 dedicata.
Al termine della discussione sull’ordine del giorno i membri sono chiamati ad esprimere il loro voto per la decisione.
Le discussioni e le votazioni avvenute in una riunione “a voce” (piattaforma Mconf) dovranno essere verbalizzate e condivise con gli altri membri del comitato, pubblicando il verbale nell’apposita area del forum del Comitato Scientifico sul sito internet della Confederazione, in modo che anche i membri non presenti alla riunione “a voce” possano partecipare e dare il proprio contributo.
Nei casi di decisioni urgenti, il Presidente potrà ridurre il tempi di preavviso sull’ordine del giorno, i tempi di discussione e di votazione.
In tal caso la motivazione di urgenza dovrà essere verbalizzata e resa nota a tutti i membri del comitato, pubblicandola nell’apposita area forum. Il Presidente, o suo delegato, dovrà anche fare il possibile per avere il parere, anche telefonico o via email, di tutti i membri del comitato sulla questione urgente in oggetto. I pareri di tutti dovranno essere verbalizzati, come anche la ragione per cui un membro non ha potuto essere contattato.

Autore Davide Gionco dt. comitato scientifico


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certo, infatti si lancia la notizia, come ad esempio un ristoratore che lancia il menù speciale della domenica. Quel tipo di informativa è generale, mentre il dettaglio sta nel sottostante. Nel sottostante esiste il dettaglio del menù, la qualità e  ogni altro componente necessario da cui si apprezza la bontà complessiva .
grazie Luigi per il tuo pensiero

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Diario / REGOLAMENTO DI FUNZIONAMENTO DEL CONSIGLIO DIRETTIVO
« il: Marzo 15, 2017, 12:24:58 pm »
In questo TOPIC discutiamo sul possibile regolamento per disciplinare le attività del Consiglio Direttivo.

Il file è allegato al presente testo.

Chiunque lo voglia può fare le proprie osservazioni e le proprie proposte.

REGOLAMENTO DI FUNZIONAMENTO DEL CONSIGLIO DIRETTIVO ( bozza ) 
      
Questo documento ha lo scopo definire il funzionamento del Consiglio Direttivo all’interno della Confederazione Sovranità Popolare.

1.   Composizione del Consiglio Direttivo
Il Consiglio Direttivo, ai sensi dello Statuto, è formato da:
a)   Il Presidente
b)   Il Vicepresidente
c)   Il Tesoriere
d)   I responsabili dei gruppi di lavoro
e)   I presidenti degli organismi di garanzia (Comitato Scientifico, Collegio dei Probiviri)
f)   I membri ordinari
Nelle riunioni del Consiglio Direttivo è richiesta la presenza del Segretario Generale
All’interno del Consiglio Direttivo possono essere attribuiti ai singoli membri del ruoli operativi, a seconda delle esigenze. L’attribuzione di tali incarichi avviene per votazione interna.
L’elenco aggiornato e completo dei membri del Consiglio direttivo è sempre reso disponibile nell’apposita pagina del sito internet http://www.sovranitapopolare.it/confederazione/index.php?page=organi.

2.   Elezione dei membri del Consiglio Direttivo
I membri del Consiglio Direttivo sono eletti dall’assemblea confederale dei soci dell’associazione Confederazione Sovranità Popolare.
Le associazioni aderenti o i gruppi di associati devono indicare i loro candidati entro una data indicata dall’assemblea almeno 30 giorni prima. Le associazioni devono produrre il verbale della riunione in cui sono stati scelti i propri candidati, mentre per i gruppi di associati è sufficiente l’invio della comunicazione controfirmata dai componenti del gruppo.
Gli iscritti hanno tempo 30 giorni per presentare singole eccezioni alle candidature, se queste saranno appoggiate da almeno l’1% degli iscritti o accolte dal Consiglio Direttivo andranno in votazione in assemblea oppure online sulla piattaforma di voto.
Le nomine avvengono, secondo statuto (art. 15), o in assemblea fisica oppure online sulla piattaforma di voto disponibile sul sito internet.
Ogni avente diritto al voto deve avere pari diritti di accesso a tale piattaforma di voto durante il periodo di votazione, il quale non deve durare meno di 7 giorni ed essere comunicato con almeno 14 giorni di anticipo, in modo da consentire a tutti il diritto di partecipazione al voto.





3.   Definizione del processo decisionale
Le decisioni del Consiglio Direttivo vengono prese nell’ambito delle riunioni del consiglio, in rapporto all’ordine del giorno stabilito o sulla base delle necessità riscontrate nel corso della riunione.
Le riunioni si svolgono ordinariamente su internet. In modalità voce nella sala riunioni virtuale https://mconf.org/webconf/cspcd e sul forum dedicato
http://sovranitapopolare.it/news/forum/index.php?board=51.0
Sono anche ammesse riunioni di tipo fisico, che però sono valide solamente se i partecipanti alla riunione fisica sono collegati via internet con gli altri membri del Consiglio Direttivo che intendono partecipare alla riunione. Una riunione unicamente di tipo fisico è nulla, a meno che tutti i membri del comitato non siano fisicamente presenti, di persona o per delega, per tutta la durata della riunione.
Tutte le deleghe, fatte per iscritto e corredate di copia del documento del delegante, devono essere unite in copia al verbale della riunione.
I gestori del sito internet devono garantire a tutti i membri del consiglio pari opportunità di accesso agli strumenti informatici messi a disposizione.
E’ responsabilità di ogni componente del comitato attrezzarsi con apparecchiature e software (gratuiti e disponibili a tutti) idonei alla partecipazione via internet alle attività del comitato.
Le riunioni vengono indette, salvo casi di urgenza, almeno con 7 giorni di anticipo. Il presidente, o suo delegato, comunica con la convocazione l’ordine del giorno.
Ogni membro del comitato potrà proporre punti all’ordine del giorno, comunicandolo al presidente o suo delegato all’organizzazione della riunione.
Ogni riunione si compone di 2 fasi: la fase di discussione e la fase di votazione.
Di norma la fase di discussione ha una durata di 7 giorni, salvo casi di urgenza motivata che possano rendere necessaria una durata inferiore. La riunione potrà svolgersi in parte “a voce” sulla piattaforma https://mconf.org/webconf/cspcd messa disposizione e per iscritto nell’area forum dedicata http://sovranitapopolare.it/news/forum/index.php?board=51.0 .
Le riunioni “a voce” devono sempre essere verbalizzate e i verbale deve essere condiviso nell’area forum dedicata.
Al termine della fase di discussione sull’ordine del giorno si passa alla fase di votazione, che ha anch’essa la durata di 7 giorni durante i quali i membri aventi diritto possono esprimere il loro voto nell’apposita area forum
http://sovranitapopolare.it/news/forum/index.php?board=53.0
Nei casi di decisioni di reale urgenza, il Presidente potrà ridurre il tempi di preavviso sull’ordine del giorno, i tempi di discussione e di votazione.
In tal caso la motivazione di urgenza dovrà essere verbalizzata e resa nota a tutti i membri del comitato, pubblicandola nell’apposita area forum. Il Presidente, o suo delegato, dovrà anche fare il possibile per avere il “rapido” parere, anche telefonico o via email, di tutti i membri del consiglio sulla questione urgente in oggetto. I pareri di tutti dovranno essere verbalizzati, come anche la ragione per cui un membro non ha potuto essere contattato.


4.   Convocazione
Qualunque membro del consiglio direttivo puó proporre una decisione da mettere in discussione. Qualora la proposta sia sostenuta da almeno il 10% dei  membri del Consiglio Direttivo essa andrá posta in votazione sul portale di voto. Questo include anche l’impugnazione di eventuali decisioni prese dal Presidente o da altri organismi della Confederazione, ivi comprese le singole unitá territoriali.
Allo stesso modo la richiesta di convocazione di una riunione del Consiglio Direttivo puó essere richiesta dal 10% dei membri.

Autore DAVIDE GIONCO  d.t. comitato scientifico


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PROPOSTA DI  REGOLAMENTO DI FUNZIONAMENTO DELL’ASSEMBLEA FEDERALE ( BOZZA )

Questo documento ha lo scopo definire il funzionamento dell’Assemblea Federale della Confederazione Sovranità Popolare. 

1.   Composizione dell’Assemblea Federale Ai sensi dell’art. 11 dello Statuto l’Assemblea Federale è costituita da tutti gli associati in regola con il versamento della quota annuale di iscrizione. L’elenco aggiornato dei soci è certificato dal Segretario Generale e dal Tesoriere ed è regolarmente pubblicato nell’apposita sezione del sito internet [da definire]. 

2.   Modalità di convocazione delle riunioni dell’assemblea Le riunioni dell’assemblea confederale sono convocate per iscritto (email e forum) dal Presidente o da chi lo sostituisce in quel momento con almeno 21 giorni di anticipo rispetto alla data di inizio della riunione. A tale scopo dovrà essere predisposto un indirizzo di “mailing list” contenente i nominativi di tutti i soci, come definito all’art. 1. 

3.   Decisione dell’ordine del giorno delle riunioni dell’assemblea
3.1   I punti all’ordine del giorno dell’assemblea possono essere decisi da:
•   Presidente
•   Vicepresidente
•   Tesoriere
•   Segretario generale
•   Almeno il 5% dei componenti del Consiglio direttivo
•   Dal 5% dei soci regolarmente iscritti, ai sensi dell’art. 1.
3.2   La richiesta di inserimento di un punto all’ordine del giorno deve essere comunicata per iscritto almeno al Presidente e, per conoscenza, al segretario generale.
3.3   La richiesta può essere presentata in qualsiasi momento e sarà compito del Presidente inserirla all’ordine del giorno nella prima riunione che avrà luogo, comunque non oltre 60 giorni dalla data di presentazione.
3.4   Sarà responsabilità del presidente apprezzare l’urgenza delle richieste per inserirle all’ordine del giorno di riunioni convocate anche in un tempo inferiore ai 60 giorni e di riunioni già convocate.
3.5   E’ anche possibile proporre dei punti all’ordine del giorno durante le riunioni in corso, ferme restando le modalità sopra descritte, ma sarà responsabilità del presidente accettare o meno la proposta per la riunione in corso.
3.6   Ai sensi dello Statuto gli ordini del giorno potranno riguardare sia argomenti su cui decidere, sia la nomina di persone per degli incarichi. 

4.   Modalità di svolgimento delle riunioni dell’assemblea
4.1 Le riunioni dell’assemblea si svolgono fondamentalmente in modalità online sulla piattaforma internet messa a disposizione dei soci. A tale scopo i gestori della piattaforma internet dovranno garantire a tutti i soci pari opportunità di accesso. I punti all’ordine del giorno verranno inviati via email ai soci al momento della convocazione della riunione ed esposti sul sito internet. In caso di modifica urgente dell’ordine del giorno, dovrà avvenire una nuova comunicazione via email ed un aggiornamento della pagina del sito internet.
4.2   Le riunioni sono organizzate in 2 fasi: la fase di discussione e la fase di votazione.
4.3   La durata delle fase di discussione degli ordini del giorno non potrà essere inferiore a 7 giorni dalla data di inizio stabilita.
4.4   Le discussioni sui punti all’ordine del giorno potranno avvenire:
•   In assemblee fisiche, anche più di una durante il periodo di discussione, in cui i soci si riuniscono in un luogo fisico sul territorio nazionale o all’estero, per discutere dei punti all’ordine del giorno. In tal caso quanto discusso nelle riunioni dovrà essere verbalizzato e trasmesso al segretario generale, il quale lo renderà disponibile online (nell’apposita area forum) a tutti soci entro al massimo 24 ore dalla ricezione del verbale.
•   In assemblee “a voce” online all’interno delle sale virtuali tipo “Mconf” messa a disposizione dalla Confederazione. Anche in tal caso quanto discusso nelle riunioni dovrà essere verbalizzato e trasmesso al segretario generale, il quale lo renderà disponibile online (nell’apposita area forum) a tutti soci entro al massimo 24 ore dalla ricezione del verbale.
•   Per iscritto nell’area forum messa a disposizione dei soci e opportunamente organizzata in funzione dell’ordine del giorno della riunione.
4.5   Una volta terminata la fase di discussione i membri aventi diritto sono invitati a consultare i verbali delle discussioni messi online e gli interventi nell’area forum, dopo di che potranno esprimere le loro preferenze di voto durante la fase di votazione della durata di 7 giorno nell’area dedicata [da creare]
4.6   Non è prevista la partecipazione per delega all’assemblea federale, in quanto le modalità di svolgimento sopra descritte ed i tempi messi a disposizione consentono a tutti i soci di partecipare alle riunioni in un modo o nell’altro, ferma restando la libertà di astenersi. 4.7   Le decisioni verranno prese a maggioranza semplice o qualificata, secondo quanto previsto dal Codice Civile o da aggiornamenti del presente regolamento

autore Davide Gionco d.t. comitato scientifico CSP

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