Si propone di seguito una prima bozza di analisi della situazione presente, da approfondire successivamente insieme, per valutare quanto le proposte indicate rappresentino oggi un indirizzamento necessario dell’azione comune.
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Le forze politiche oggi in campo, spesso nate in gran fretta in vista della scadenza elettorale, quando non si perdono dietro i problemi secondari che la propaganda mediatica impone all’attenzione degli elettori (lo Stato sprecone e inefficiente, i politici incapaci e corrotti, le macchine che distruggono il lavoro, i diritti civili, gli immigrati che ci minacciano e rubano il lavoro) si limitano purtroppo a proporre modifiche prevalentemente limitate al piano economico; i più consapevoli, affrontano il nodo monetario. Pochi si avventurano ad affrontare il nodo culturale, tantomeno l’aspetto critico politico istituzionale. Chi si occupa di politica e di cultura spesso sottovaluta l’importanza di un’azione sociale diffusa di riconquista della nostra economia.
Fuori dall’ansia elettorale, è giunto il momento di mettere a fattore comune le intelligenze e le energie immense di questo Paese per programmare un’azione risolutiva e completa che ci porti non solo a recuperare la piena consapevolezza della nostra forza culturale ed economica, ma che la sappia esportare nel mondo.
I tre aspetti – cultura, politica ed economia – sono interconnessi e interdipendenti. Vanno affrontati in una visione d’insieme che sia completamente nuova, consapevole dell’esperienza passata ma non chiusa in posizioni nostalgiche, che sappia prendere gli aspetti positivi di ogni esperienza, senza pregiudizi totali e senza proporre improbabili e dolorosi scontri, per evolvere, invece, verso un modello sociale pienamente rispondente alle migliori aspirazioni dell’umanità.
Basato quindi sul pieno riconoscimento del valore di ogni individuo, come essere unico e irripetibile, ma che è consapevole che la sua piena realizzazione dipende dalla qualità delle relazioni sociali nelle quali è immerso.
Qualità delle relazioni sociali ben presente nel pensiero dei costituenti, e che le classi politiche dirigenti del dopoguerra avevano appena iniziato a realizzare.
E’ ora di riprendere il lavoro interrotto.
L’AZIONE POLITICA, pur se indispensabile, non ha grandi possibilità di riuscita, se prima il Popolo non ha ampiamente compreso la situazione in cui si trova, le sue implicazioni, e se non riesce ad intravedere e condividere le possibili vie d’uscita, ricordandosi che, essendo il vero sovrano, ha sempre e comunque la possibilità di orientare le scelte, nel bene e nel male.
Per questo motivo l’azione politica deve essere supportata e anticipata da una AZIONE CULTURALE, la quale è necessaria per cambiare le IDEE che circolano nella società italiana e le conoscenze a disposizione del Popolo, le quali sono alla base delle scelte democratiche che porteranno al cambiamento politico desiderato.
Non esistono scorciatoie. L’azione culturale richiede risorse, impegno e tempo, ma è pre-condizione necessaria a qualsiasi serio cambiamento.
In primo luogo per la fortissima concorrenza esercitata dal pensiero ancora propagandato dai mass media, nelle università, nelle scuole e che si ritrova persino nei testi delle leggi che vengono approvate. In secondo luogo perché la gente è troppo occupata a sopravvivere alla crisi economica e non dedica tempo alla propria formazione culturale: poche persone leggono libri e partecipano a convegni. In terzo luogo perché la gente è molto diffidente nei confronti di chi propone solo idee, troppo abituata ad essere ingannata dai politici.
Il pensiero unico è oggi largamente finanziato dallo stesso sistema di potere che lucra dalla crisi economica e che punta alla disintegrazione della società, a partire dalla famiglia, per avere un facile dominio culturale sulle persone, rese succubi del potere economico.
Quindi non solo occorre pianificare ed attuare l’azione culturale con energia, partecipazione e convinzione, ma dobbiamo sapere che per conquistare la fiducia degli italiani sarà necessario accompagnare l’azione culturale ad azioni concrete volte a risolvere i loro problemi di ogni giorno, a partire dagli effetti della crisi economica.
L’AZIONE SOCIO-ECONOMICA è quindi fondamentale per restituire fiducia e sicurezza alla popolazione, riappropriarci del tessuto economico del paese. Noi italiani dobbiamo diventare più consapevoli della nostra enorme capacità di lavorare e produrre, per realizzare che possiamo contare già da ora sulle nostre forze per soddisfare le nostre esigenze, senza dipendere da scelte imposte da altri. Per favorire questa consapevolezza sono necessarie due azioni: oltrepassare l’organizzazione commerciale dominata dalla grande distribuzione, che è funzionale agli interessi delle multinazionali e demolisce in maniera sleale la capacità produttiva dei nostri coltivatori, artigiani ed imprenditori; comprendere a fondo e ripensare l’uso della moneta, che è il supporto che regola gli scambi economici.
Creare reti di economia locale e di commercio sostenibile non vuol dire sdegnare o negare i vantaggi del commercio su ampia scale e internazionale, ma vuol dire diventare consapevoli della necessità di rispettare equilibri completamente diversi, se vogliamo impedire che da quel commercio derivino vantaggi per pochissimi e disperazione per troppi, come oggi oggettivamente accade. Vuol dire anche diventare diffusamente consapevoli e responsabili delle proprie capacità, e liberi di esprimerle pienamente.
Infine, l’azione economica è volano utile e a nostro avviso indispensabile per finanziare l’azione culturale e l’azione politica, che per essere efficaci hanno bisogno della collaborazione di professionisti e di un supporto economico sufficiente a contrastare avversari potenti e facoltosi.
L’azione culturale e l’azione politica devono disporre di mezzi e di persone impegnate a tempo pieno, che devono essere retribuite. Andranno strutturate a tal fine specifiche forme organizzative trasparenti ed autonome.
Questi 3 livelli di azione – culturale, socio-economica e politico-istituzionale – sono fra loro interconnessi ed ogni azione, portata avanti in uno specifico ambito, aumenta l’efficacia dell’azione di coloro che operano in altri ambiti.
La nostra proposta è quella di dare vita ad una grande confederazione fra tutte le realtà che hanno in comune l’obiettivo della rinascita della “sovranità popolare”, favorita dalla triplice azione.


Noi italiani dobbiamo essere consapevoli che, per varie ragioni, sicuramente connesse anche all’esperienza contingente, abbiamo in questo momento storico una visione delle cose privilegiata rispetto ad altre realtà nazionali. E questa opportunità la dobbiamo condividere con il resto del mondo, interessato, come noi, ad impostare un diverso vivere sociale, armonico con le aspirazioni profonde di una umanità alla ricerca di se stessa.
Il Centro Studi di politica fornisce all’Azione Culturale, all’Azione Sociale ed all’Azione Politica la chiarezza di visione e gli strumenti culturali per portare avanti la loro opera in modo da raggiungere gli obiettivi preposti. E’ necessario a superare la frammentazione delle informazioni che ci è stata riservata dal sistema formativo e informativo manipolato, per approfondire l’analisi della dipendenza del paese dalla finanza internazionale e dalle potenze geopolitiche che la sostengono e per individuare le vie d’uscita.
Al Centro Studi potranno partecipare sia persone provenienti dalle varie associazioni sia altre attualmente non legate a realtà associative.
I requisiti per partecipare sono la capacità di dialogo costruttivo, la competenza sulle materie trattate, la serietà, il rispetto degli altri e l’assiduità dell’impegno.
Il Centro Studi è chiamato a svolgere diversi compiti fondamentali, indispensabili per orientare ed alimentare l’azione politica su 3 livelli sopra descritta.
A. Fare una analisi chiara e oggettiva della situazione dell’Italia nei suoi rapporti col mondo, per fare verità sulle ragioni della crisi, senza la quale non è possibile individuare soluzioni efficaci.
B. Definire il PROGRAMMA POLITICO MINIMO IDEALE che non solo consente di uscire dal guado, ma inizia a definire IN QUALE DIREZIONE CI VOGLIAMO DIRIGERE. Serve a definire l’indirizzo delle varie iniziative politiche, culturali e socio-economiche che vengono intraprese. Questo programma è altra cosa rispetto al programma politico di un singolo partito, che sempre dovrà tenere conto della situazione contingente, delle necessità di mediazione, dei vincoli politici, ecc. Probabilmente, si tratterà di riscoprire il disegno del modello sociale descritto nella nostra Costituzione, oggi totalmente sconosciuto alla popolazione ed ignorato dall’azione politica. Ma non sono escluse a priori eventuali integrazioni ed aggiornamenti, alla luce delle esperienze vissute.
C. Definire la STRATEGIA POLITICA IDEALE. Elaborare dei PERCORSI per partire dalla situazione attuale ed arrivare alla situazione ideale, operando a livello politico, culturale e socio-economico. Queste proposte vengono messe a disposizione dei vari gruppi operativi, affinché le possano condividere e realizzare.
La visione d’insieme sugli obiettivi e sulla strategia politica, unita alla conoscenza approfondita di tematiche chiave, consente di ideare delle nuove iniziative utili a realizzare gli obiettivi.
L’elaborazione politica non si può limitare alle questioni italiane, ma deve volgere lo sguardo al mondo intero, in un confronto collaborativo continuo con gli altri popoli che, come noi, sono alla ricerca di un nuovo modello sociale.
Il vero obiettivo è quello di creare una nuova corrente di pensiero di “sovranità popolare” riconosciuta in tutto il mondo.
Fra le priorità del Centro Studi:
– identificare le azioni politiche più idonee a liberare rapidamente il paese dal ricatto del debito, ridefinendo anche i rapporti internazionali ideali, per renderli coerenti con la legittima aspirazione del popolo italiano alla pace ed al benessere;
– individuare ed attuare forme di contrasto legittime alle ingiustizie più eclatanti ed alle svendite dei beni pubblici, sulle quali mobilitare pacificamente ma fermamente la popolazione;
– favorire in tutti i modi il riavvicinamento della popolazione alla politica partecipata: definendo uno standard minimo ideale per le formazioni partitiche democratiche; criteri trasparenti per la scelta dei rappresentanti; sponsorizzando presso gli Enti territoriali l’uso di adeguati regolamenti per la partecipazione e per l’uso di strumenti di democrazia diretta;
– predisporre una legge elettorale di iniziativa popolare a carattere proporzionale che consenta alle nuove formazioni di entrare in Parlamento e che garantisca ai cittadini di scegliersi i propri rappresentanti senza la prevaricazione dei partiti; l’obiettivo è di riportare l’arte del dialogo politico fra posizioni diverse al centro della democrazia parlamentare italiana. Unendo gli sforzi, si possono raccogliere milioni di firme.
– riforma dello statuto dei partiti, ai sensi dell’art. 49 della Costituzione: se da un lato l’esistenza di partiti seri e organizzati è indispensabile per una Democrazia, dall’altro lato dobbiamo trovare il modo di evitare la degenerazione della partitocrazia.
– favorire la creazione di una fitta rete di rapporti internazionali con realtà che condividano la necessità di diversi valori sociali.




