Come dice Davide, è' giusto dire che la ricchezza la crea il LAVORO e non la moneta.... infatti, in un mondo pieno di soldi e senza nessuno che lavori si morirebbe di fame. E' anche giusto fare figli, educarli e far sì che possano lavorare (magari in sostituzione degli anziani cui oggi, stupidamente, si è allontanato il traguardo dell'età pensionabile).
Come dice Massimo è' anche giusto che uno Stato, degno di questo nome, possa elargire a tutti un reddito con cui si possa vivere degnamente.
Si possono fare queste cose insieme? secondo me SI, attraverso l’adozione di un provvedimento denominabile come “reddito meritocratico minimo†vitalizio per TUTTI, che nel suo complesso inciderebbe dalla nascita alla morte di ciascuno, con IMPORTI e requisisti di riscossione diversi per fasce di età .
La sua adozione permetterebbe di eliminare, alla radice ed una volta per tutte, anche l’esistenza della disoccupazione, attraverso la determinazione della DURATA temporale di tale reddito nell’arco della vita.
Il “reddito meritocratico minimo†avrebbe, quindi, DUE indici quantitativi modificabili: l’IMPORTO del reddito mensile e la sua DURATA massima nell’arco della vita di ciascuno.
L’esigenza di un “basic income†(un “reddito baseâ€) è ormai sentita nel Mondo, Italia compresa.
La proposta che spiegherò del “reddito meritocratico minimo†vitalizio, per la sua modalità concreta di funzionamento, risponde anche ai dubbi che vengono spesso avanzati ad analoghe proposte di reddito minimo universale, del tipo:
- “se vengono dati soldi a TUTTI non lavorerebbe più nessunoâ€;
- “i beneficiari del reddito minimo lavorerebbero in nero, aumentando il tasso di evasione fiscaleâ€;
- “i pochi che lavorano dovrebbero sopportare il costo di un esercito di nullafacentiâ€;
- “sarà la fine del merito nel lavoroâ€;
- “è economicamente insostenibile†ed altri dubbi ed eccezioni simili.
Tutto questo non accadrebbe con l’adozione della proposta che suggerisco che, non per nulla, ho denominato “reddito MERITOCRATICO minimoâ€.
In particolare, verrebbe erogato un reddito in misura identica a TUTTI i cittadini, distinto per fasce di età , quantificabile e sostenibile attualmente in Italia (costerebbe meno delle attuali erogazioni pensionistiche dell'INPS):
- da 0 a 18 anni automaticamente, per Euro 300 mensili nel LIMITE di 2 figli a coppia di persone, ossia mediamente uno a persona (per evitare persone che eccedano nel numero dei figli, solo per avere un reddito aggiuntivo);
- da 19 a 25 anni automaticamente, per Euro 600 mensili a TUTTI ;
- da 26 a 65 anni, con dei coefficienti di merito e limiti di durata, per Euro 900 mensili a TUTTI ;
- da 66 anni alla morte automaticamente per Euro 900 mensili a TUTTI, la c.d. attuale â€pensione†(sociale);
La premessa per percepire il reddito da 0-18 anni è frequentare la scuola dell'obbligo (per incentivare i genitori a mandare a scuola i figli) e da 19-25 non avere commesso reati (per disincentivare reati giovanili, soprattutto).
La premessa ETICA di questa riforma sociale è che, mentre è giusto nel periodo di lavoro differenziare la retribuzione per merito lavorativo, non è giusto che ciò accada nel periodo di NON lavoro, in cui si è inevitabilmente TUTTI uguali.
Nessun lavoro potrà essere retribuito in misura inferiore al “reddito meritocratico minimo†della fascia di età 26-65 anni (da me quantificato in Euro 900 mensili, o quello diverso che venisse in seguito determinato).
L’obiettivo economico della riforma sociale è che ciascuno, per i periodi di non lavoro, riceva sempre la stessa somma a carico della collettività , nell’arco dell’intera vita.
In particolare, nella fascia di età tra 26 e 65 anni, se ad esempio il “reddito meritocratico minimo†venisse garantito a TUTTI per 10 anni sui 40 complessivi lordi di potenziale lavoro (dunque, equivalenti a 30 complessivi netti di effettivo lavoro), chiunque ne volesse usufruire per la durata di 1 giorno, dovrebbe prima avere svolto almeno 3 giorni netti di lavoro.
Esso sostituirebbe in Italia la retribuzione per le ferie e tutte le misure del welfare per le attuali indennità di malattie, infortuni, maternità , disoccupazione, pensione di natura assistenziale, ossia verrebbe garantito per ogni giorno di non lavoro, in qualunque modo qualificato (rimarrebbero solo le indennità per invalidità permanente al lavoro).
Verrebbero conteggiati, ai fini dell’inizio della decorrenza dell’ultima parte del “reddito meritocratico minimo†(la c.d. “pensioneâ€), soltanto i veri giorni lavorati netti e non quelli lordi.
In altre parole, nell’arco dei citati 40 anni, ogni giorno di non lavoro (ferie, malattie, maternità , disoccupazione) che venisse comunque retribuito al singolo col reddito minimo a carico della collettività (30 euro al giorno=900 al mese) verrebbe considerato un giorno di “pensione anticipataâ€, il cui corrispettivo verrebbe restituito dal singolo alla collettività attraverso la posticipazione della decorrenza del suo personale periodo di “pensione finaleâ€.
Viceversa, chi usufruisse durante il corso dell’attività lavorativa solo di periodi più brevi di aiuto della collettività rispetto ai 10 anni indicati, anticiperebbe la decorrenza dell’ultimo periodo di “reddito meritocratico minimo†(l’attuale pensione) in misura pari ai giorni di reddito garantito non usufruiti durante il citato periodo di attività lavorativa.
Si ridurrebbe di almeno 10 anni la durata netta del periodo di lavoro per TUTTI, rispetto al periodo lordo oggi necessario per acquisire il diritto alla pensione, perché sarebbe rilevante aver svolto 30 anni NETTI di vero lavoro nell’arco di 40 anni, piuttosto che 40 anni LORDI.
Ad esempio, con 10 anni di durata massima del potenziale reddito gratuito a disposizione, chiunque ne utilizzasse soltanto 4 per ferie e brevi assenze per malattie, anticiperebbe dei residui 6 anni la maturazione della pensione (ossia a 59 anni, invece dei 65 originariamente previsti). Ciascuno sarebbe più libero di gestire, secondo le proprie esigenze personali di vita, la durata del proprio tempo libero durante la fase del lavoro e l’inizio della decorrenza della propria pensione. Probabilmente molte persone anticiperebbero l’età pensionabile, liberando definitivamente posti di lavoro in favore dei giovani.
Eseguire i conteggi per la maturazione del diritto alla pensione sulla base di giorni lavorati NETTI, piuttosto che LORDIi, farà aumentare la auto-consapevolezza umana e ridurre i controlli burocratici con relative sanzioni. E’ presumibile che faccia diminuire le assenze ingiustificate ed aumentare la produttività nel lavoro, che faccia diminuire la durata del periodo di lavoro di ognuno ed aumentare il tasso di occupazione di TUTTI ma, prima di tutto, mi sembra un principio ispirato alla semplicità , alla simmetria reciproca tra cittadini, al merito pur salvaguardando la solidarietà .
In definitiva, è un principio ispirato al senso di equilibrio della Giustizia.
Tale somma sarebbe pagata con principio di ripartizione (come oggi è l'INPS in Italia)
L'eventuale ulteriore pensione più alta ciascuno potrebbe procurarsela liberamente con un sistema a capitalizzazione.
L'eventuale allungamento del periodo di reddito nella fascia di età 25-65 permetterebbe di sopperire all'eventuale disoccupazione.
Il LIMITE è dato dalla eventuale carenza di offerta di lavoro (in ipotesi di domande di lavoro che rimanessero inevase).
In tale ultima ipotesi il reddito verrebbe ridotto nell'IMPORTO o nella DURATA.